E' in calendario per mercoledì 27 aprile, subito dopo Pasqua, l'assemblea SCF in cui il management del Consorzio presenterà i risultati economici relativi al 2010, uno degli anni più turbolenti e tormentati della sua storia ultradecennale (l'agenzia di collecting dei diritti fonografici, settore strategico per il futuro dell'industria musicale, è infatti operativa dal febbraio del 2000). "E' stato indubbiamente un anno difficile: la crisi economica ha reso molto problematica la riscossione dei pagamenti da parte degli utilizzatori del repertorio che tuteliamo", ammette il presidente Saverio Lupica (subentrato nel ruolo un anno fa al posto del dimissionario Gianluigi Chiodaroli) senza ovviamente entrare nel merito delle cifre. "Gli incassi", aggiunge, "sono stati tutto sommato consistenti, anche se sicuramente al di sotto delle aspettative. E a incidere negativamente sui conti è stata anche la situazione in cui versa la disciplina della copia privata. Ci si attendeva l'entrata a regime del nuovo decreto, ma il ricorso presentato al TAR dai nuovi soggetti tenuti al pagamento, come i produttori di telefoni cellulari e le aziende di telecomunicazione, ha bloccato tutto. Nell'attesa che il tribunale amministrativo faccia sapere le sue decisioni, anche su questo versante abbiamo dovuto fare i conti con mancati introiti". La riduzione degli incassi, e la conseguente impennata percentuale dei rimborsi spese richiesti ai consorziati (cresciuti a circa il 50 per cento delle somme da ripartire) ha provocato forti malumori, innescato revoche parziali dei mandati (da parte di aziende come Sugar, Carosello, NAR, Time, Saifam, Irma, Azzurra Music e Ala Bianca) e spinto l'associazione di categoria PMI a prospettare un ingresso diretto nel campo della gestione del collecting (così come previsto dalla revisione del suo statuto). "Il problema", sostiene Lupica, "è che per la prima volta i consorziati sono risultati penalizzati rispetto ai semplici mandanti. A questi ultimi viene richiesta per statuto una percentuale di rimborso fissa pari al 25 per cento. Per i consorziati, l'incidenza che di solita oscilla tra il 15 e il 20 per cento stavolta è risultata molto più pesante". Non bastasse, la vertenza con i newtork radiofonici (per cui le prime sentenze sono attese nel 2012) ha acuito le tensioni tra indie e major. "Circa metà delle dieci radio con cui siamo in causa", spiega il presidente SCF, "continua a pagare in base alle clausole del vecchio contratto, mentre le altre hanno sospeso i pagamenti. E il boicottaggio nei confronti degli associati continua, anche se dopo la denuncia presentata da FIMI e PMI all'Antitrust le emittenti hanno cambiato tattica: riprendendo a trasmettere le novità italiane, ma scegliendo autonomamente i singoli da promuovere nel corso dei loro programmi". Le conseguenze sono state quasi inevitabili: "Alcuni consorziati hanno pensato che smarcandosi da SCF avrebbero forse potuto recuperare un rapporto migliore con le radio, sotto il profilo promozionale se non economico. Ecco perché alcune etichette indipendenti hanno preferito gestire direttamente i rapporti con i network: è una decisione che non discutiamo e che rientra pienamente nel loro diritto, dal momento che il mandato assegnato a SCF per statuto non è esclusivo. Le stesse aziende, dal gennaio di quest'anno, hanno deliberato di non avvalersi dei nostri servizi per la riscossione della copia privata. E alcune hanno revocato il mandato anche per quanto riguarda i rapporti con Rai e gruppo Mediaset". Lupica non ne sembra troppo preoccupato: "Si tratta di un numero limitato di consorziati, sette o otto. Poiché i nostri mandanti sono complessivamente più di 300 le fondamenta del consorzio non ne vengono minate. Auguro a chi ha fatto questa scelta di riuscire a incassare di più, ma personalmente nutro qualche dubbio". Sul banco degli imputati era finita anche la scelta di SCF di mantenere in piedi una rete di agenti sul territorio, da taluni considerata troppo onerosa. "Ma su questo fronte", replica Lupica, "siamo già intervenuti. Il risultato economico del 2010 ci ha ovviamente indotti a riflettere sulla struttura dei costi e sull'organizzazione del consorzio. La rete di agenti è stata parzialmente smantellata, dai 15 agenti dell'anno scorso siamo passati a sei, e probabilmente scenderemo a quattro. Una presenza di SCF sul territorio non è comunque in discussione, la riteniamo necessaria. Creare una rete di agenti è stata una scelta obbligata, nel momento in cui si è deciso di andare a incassare diritti presso quei numerosissimi utilizzatori sparsi sul territorio che rientrano nell'area della public performance. A un certo punto però è apparso chiaro che i costi erano diventati insostenibili e ingiustificati rispetto ai risultati conseguiti. E infatti già nel 2009 avevamo chiesto alla SIAE di riprendere la collaborazione che c'era stata fino al 2006: nel marzo del 2010 abbiamo firmato un accordo che demanda alla società degli autori la raccolta dei diritti nelle discoteche, ora il mandato si è esteso anche alla raccolta presso bar, ristoranti e parrucchieri. SCF continua invece a gestire direttamente la riscossione nelle altre categorie di esercizi commerciali, a partire dalla grande distribuzione". Qualche indicatore positivo,nel 2010? "Sì, per esempio sul fronte dei rapporti di reciprocità con l'estero. Per la prima volta abbiamo incassato somme significative di denaro da Paesi come Inghilterra, Germania e Francia, ma anche da Serbia ed Estonia. In questo momento, anzi, il saldo della bilancia è in attivo: abbiamo cioè incassato più di quanto abbiamo versato e spero che il trend prosegua anche in futuro (Regno Unito a parte, dato il forte utilizzo di musica anglosassone a livello nazionale). In Europa la musica italiana è ancora molto popolare e utilizzata. E ci sono Paesi importanti, la Spagna su tutti, con cui il rapporto di reciprocità deve ancora prendere forma". Ai consorziati ovviamente non basta, e gli occhi sono puntati sul piano strategico triennale: "L'obiettivo immediato è di ottimizzare ulteriormente i rapporti costi/benefici per quanto riguarda raccolta, ripartizioni e rapporti con i mandanti. Gli accordi con Confesercenti, Confartigianato e CNA hanno portato a una pacificazione del mercato e ridurranno fortemente l'incidenza delle spese legali: per anni siamo stati intrappolati in una miriade di cause, più di cento, necessarie ma pesanti sotto il profilo economico. E già nel 2012", conclude Lupica, "prevediamo di rientrare nei 'valori normali', per quanto riguarda le percentuali di aggio del servizio. Se andrà così, si calmeranno anche le acque".