Forse la Commissione Europea ci sta ripensando: la proposta dell’ultima ora avanzata da Warner Music ed EMI, disposte a fare a meno rispettivamente di Chappell Music (edizioni musicali) e Virgin Records (casa discografica, vedi news), sta riaprendo le porte a una fusione che sembrava destinata a cozzare contro il muro del no opposto dalle autorità antitrust. L’entità dell’ultima offerta messa sul piatto dalle due major musicali sembra avere colto di sopresa, oltre che favorevolmente impressionato, i funzionari dell’authority e dell’organismo comunitario: con la fuoriuscita dal gruppo di Virgin e Chappell, si creerebbero i presupposti per la nascita di quel nuovo concorrente sul mercato musicale richiesto dalle autorità europee come condizione indispensabile per concedere il via libera al “merger” (e i potenziali acquirenti disposti a farsi avanti non sembrano mancare…). I vertici della Commissione hanno convocato per giovedì 5 ottobre una riunione del comitato consultivo sulle fusioni e concentrazioni con il compito di esaminare a fondo la questione: e alcune fonti vicine alle autorità di Bruxelles osservano che si tratta di un evento straordinario, probabile preludio a un nuovo capovolgimento di fronte negli orientamenti dell’Unione Europea. Opinione condivisa, del resto, anche da coloro che hanno finora osteggiato la fusione Warner-EMI con tutte le forze: tra questi il segretario generale dell’associazione indipendente Impala, Philippe Kern, il quale ha ammesso che con la vendita di Virgin EMI ridurrebbe sostanzialmente la sua quota di mercato e che in quel caso la sua organizzazione non avrebbe più nulla da obiettare all’operazione.