Un fine settimana tutt'altro che vacanziero negli ambienti che contano della musica digitale d'oltre oceano, che ha preso la rincorsa dalla notizia delle restrizioni del servizio gratuito di Spotify: il music provider svedese, finito sotto scrutinio da parte di utenti e addetti ai lavori, ha dovuto anche smentire di essere l'imminente fornitore del servizio di streaming per Google, al quale - secondo indiscrezioni di fonte statunitense - avrebbe potuto offrire la piattaforma in formula 'white label'. Le voci inerenti una sorta di diaspora interna alla dirigenza di Google, che sarebbe spaccata circa la posizione da prendere su un servizio che manifesta ritardi a causa della difficoltà nella chiusura degli accordi con le major musicali e che ora una parte del management suggerirebbe di improntare al solo storage, sul modello di Amazon, continuano a susseguirsi. Nel frattempo Apple avrebbe imposto una fortissima accelerazione al lancio del proprio servizio musicale sulla nuvola, che sarebbe effettivamente sui blocchi di partenza. In particolare secondo la Reuters la casa di Cupertino "ha completato il lavoro riguardante la parte di storage musicale e riuscirà a lanciarlo prima di Google". Il servizio sarebbe effettivamente composto sia dall'archiviazione online di brani, sia da un accesso 'multi-device' disponibile tanto per le canzoni acquistate su iTunes quanto per altri brani all'interno delle librerie musicali degli utenti. Altre voci hanno poi riguardato la firma di contratti con l'industria discografica: Apple avrebbe messo in carniere già due accordi siglati ufficialmente e non ancora annunciati, tra i quali si dà per certo quello con Warner Music Group.