La cancellazione dalla legge americana sul copyright della norma che equiparava le prestazioni degli artisti in studio di registrazione a lavoro salariato (vedi news) potrebbe ribaltare il giudizio sul confronto che oppone da mesi in tribunale la major Universal alla società musicale on-line MP3.com (vedi news).<br> Com’era nelle attese, il presidente uscente degli Stati Uniti Bill Clinton ha ratificato il provvedimento che abolisce le disposizioni in questione, emanate poco meno di un anno fa e violentemente osteggiate dagli artisti e dalle loro organizzazioni di rappresentanza come la Recording Artists’ Coalition (RAC): in base a quelle norme, infatti, gli stessi artisti non avrebbero potuto vantare nessun titolo di proprietà sulle registrazioni, di cui le case discografiche avrebbero avuto piena disponibilità per un periodo fino a 95 anni.<br> Intanto, la modifica normativa ha portato a un clamoroso capovolgimento di schieramenti sul fronte della guerra giudiziaria che oppone MP3.com alla major Universal per violazione dei copyright. Il giorno stesso in cui Clinton ha firmato l’emendamento, venerdì 27 ottobre, il giudice federale competente sulla questione, Jed S. Rakoff, ha negato agli artisti associati alla RAC la possibilità di presentare una memoria che suffragherebbe la tesi sostenuta dalla società di Michael Robertson, e cioè che la Universal non può accampare diritti di proprietà sulle registrazioni musicali una volta che queste non sono più ritenute essere il prodotto di lavoro subordinato. Secondo il quotidiano di informazione Billboard Bulletin, Rakoff ha respinto la richiesta perché è arrivata troppo tardi, ma ha aggiunto di avere informato la corte giudicante del fatto che una sentenza a favore di Universal potrebbe danneggiare gli artisti. Un’udienza del processo Universal contro MP3.com è fissata a New York per giovedì 2 novembre.