Oltre cinquanta milioni di dollari (53,4 per la precisione) di risarcimento danni, più 3,4 milioni di spese legali. Questo il prezzo che MP3.com dovrà pagare per regolarizzare la sua posizione nei confronti della major discografica Universal, titolare di decine di migliaia di brani musicali copiati senza autorizzazione e messi in rete dalla Web company americana tramite il servizio on-line MyMP3.com (vedi news). <br> Il giudice newyorkese Jed S. Rakoff, che dallo scorso gennaio si occupava della vertenza (vedi news), non ha voluto calcare la mano fino in fondo (Universal chiedeva infatti 118 milioni di dollari), ma la condanna da lui inflitta alla società di Michael Robertson resta pur sempre la più pesante nella storia delle cause relative alle violazioni dei diritti d’autore. Pesante, ma in un certo senso anche liberatoria per MP3.com, che rischiava di dissanguarsi con le spese legali legate alla necessità di difendersi in giudizio. Tanto che la società ha deciso di non presentare ricorso e di aprire le porte a una collaborazione con il colosso discografico di casa Seagram: il quale, a sua volta, oltre a concordare la futura concessione in licenza del suo catalogo per lo sfruttamento on-line, ha anche sottoscritto un’opzione di acquisto di azioni MP3.com per un valore di circa 250.000 dollari che, se esercitata, gli assicurerà il controllo del 5 % circa del capitale della società.<br> La stessa Universal, per bocca del suo chief operating officer Zach Horowitz, ha aggiunto che provvederà a versare circa il 50 % delle somme ricevute ai suoi artisti, indipendentemente da quanto previsto dalle singole clausole contrattuali: una mossa che, secondo alcuni esperti legali americani, potrebbe essere stata resa obbligatoria dalle risultanze del processo, e che per il momento non sarebbe stata seguita dalle altre major. Ognuna di queste (BMG, EMI, Warner e Sony) ha dovuto accontentarsi di una somma sensibilmente inferiore, circa 20 milioni di dollari, risolvendo la vertenza con MP3.com in sede extragiudiziale.