Alla vigilia dello svelamento dei nuovi servizi cloud-based (per cui la casa di Cupertino ha acquistato il dominio Internet iCloud.com), Apple è riuscita a chiudere accordi di licenza con l’unica major discografica mancante all’appello, Universal Music, e con le maggiori società di edizioni musicali (Universal Music Publishing, EMI Music Publishing, Warner Chappell, Sony/ATV, ecc.). Lo rivela Billboard, specificando che la spartizione degli introiti (e cioè dei canoni di abbonamento) concordata con gli aventi diritto prevede l’attribuzione di una royalty del 58 % alle case discografiche, del 12 % agli editori e del 30 % alla stessa Apple. Per assicurare al servizio un catalogo completo, restano da chiudere i contratti con migliaia di editori ed etichette indipendenti: ai primi, sempre secondo indiscrezioni, sarebbe stata offerta la stessa quota, alle seconde una royalty ribassata di cinque punti percentuali (53 %) rispetto a quella delle major. Altri rumour raccolti dalla stampa statunitense sostengono che l’abbonamento al servizio musicale “scan & match” di iCloud (che consentirà l’accesso in streaming al catalogo musicale da qualunque dispositivo connesso in rete) dovrebbe costare 25 dollari all’anno (con un possibile accesso gratuito, almeno inizialmente, per chi acquista donwload dall’iTunes Music Store, secondo il Los Angeles Times) e che alle major discografiche sarebbe stato garantito un anticipo complessivo compreso tra i 100 e i 150 milioni di dollari (lo scrive il New York Post). Conferme e smentite di queste ipotesi si avranno tra poche ore, quando Steve Jobs salirà sul palco della World Developers Conference di San Francisco per illustrare le novità di casa Apple.