Le norme antipirateria che prevedono, in casi estremi, il blocco temporaneo dell’accesso a Internet nei riguardi di chi viola ripetutamente i copyright implicano una violazione dei diritti umani. Lo sostiene un rapporto presentato in questi giorni allo Human Rights Council delle Nazioni Unite: secondo il relatore speciale Frank La Rue, questo genere di sanzioni risulta sproporzionato alla violazione commessa e lede le libertà fondamentali dell’individuo violando esplicitamente l’articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici. La sua raccomandazione, pertanto, è quella di eliminarle dagli ordinamenti che le hanno già adottate (come la legge francese Hadopi) o che ne prevedono l’eventuale implementazione (come il Digital Economy Act britannico). Preoccupazioni analoghe relative alla legittimità dei cosiddetti sistemi di risposta “graduale” alla pirateria, che prevedono due avvertimenti per iscritto seguiti dalla sospensione temporanea del servizio Internet a carico dei trasgressori recidivi, erano già state espresse in sede europea, anche se ultimamente la Commissione Europea aveva espresso parere favorevole alle azioni intraprese dai singoli stati membri. Replicando alle conclusioni di La Rue, un portavoce del ministero inglese per la Cultura, i Media e lo Sport ha ricordato che ogni sospensione dell’accesso Internet sarebbe temporanea, che per ora si tratta di una ipotesi tutta da verificare e che in ogni caso “esistono diritti contrapposti, come quello relativo alla proprietà intellettuale, che il governo deve bilanciare nel modo più equo e proporzionato possibile”.