Accolto da una standing ovation e preceduto dalle note di “I feel good” di James Brown, Steve Jobs ha illustrato poco fa alla platea della Worldwide Developers Conference di San Francisco le caratteristiche essenziali del servizio iCloud, che permette di ascoltare musica in streaming ma anche di accedere a foto, video, e-book, film, applicazioni e documenti sincronizzati automaticamente sulla “nuvola”, vale a dire uno spazio virtuale da 5 GB a cui l'utente può connettersi da qualunque iPad, iPhone e iPod Touch in suo possesso fino a un massimo di 10 dispositivi. Il servizio, che almeno per ora è gratuito a differenza di MobileMe (che costava 99 dollari all’anno, e che Jobs ha definito “non proprio la cosa migliore che abbiamo fatto”), segna una svolta cruciale nella strategia della casa di Cupertino, per dieci anni focalizzata sull'attribuzione al computer del ruolo centrale nel suo ecosistema di informazione e intrattenimento. “Tenere sincronizzati tra loro tutti questi apparecchi ci ha fatto ammattire”, ha riconosciuto Jobs, “ma oggi abbiamo una grande soluzione a questo problema. Stiamo per declassare il pc al rango di semplice dispositivo. Stiamo per trasferire il digital hub, il centro della vostra vita digitale, sulla nuvola”. I contenuti musicali dell’iCloud sono disponibili da subito sugli apparecchi dotati di sistema operativo iOS 4.3, ma la versione completa del servizio musicale sarà disponibile solo in autunno, con la release dei portatili che supportano iOS 5 e dei computer equipaggiati con il nuovo sistema operativo Lion (le cui nuove funzionalità sono state svelate proprio al Moscone Center). “Tutto ciò che ho acquistato, oggi posso scaricarlo su ognuno dei device di cui dispongo. E senza costi aggiuntivi”, ha spiegato il ceo di Apple. “E’ la prima volta che vediamo succedere una cosa del genere nell’ambito dell’industria musicale”. Basterà acquistare una canzone da iTunes (o richiamare attraverso una funzione di ricerca brani precedentemente acquistati sullo store) per potervi accedere automaticamente attraverso qualunque terminale mobile prodotto dal marchio della mela e connesso al server centrale. La ciliegina sulla torta, come sempre, arriva alla fine: una funzione a pagamento chiamata “iTunes Match” metterà a confronto i brani memorizzati sull'hard disk con quelli disponibili sul server centrale, permettendo (al costo di 25 dollari all'anno) di accedere all’ascolto in streaming anche di tutti i brani gestiti attaverso iTunes ma importati da fonti diverse (dunque, anche illegali: e c'è già chi parla di una sorta di "amnistia" ai pirati). “Accedere alla musica attraverso iTunes Match richiederà minuti, non settimane”, ha aggiunto Jobs: una evidente stilettata ai rivali Google e Amazon, che hanno preceduto Apple sulla nuvola con un servizio non autorizzato dalle case discografiche e che richiede il caricamento manuale di ogni singolo file su una “cassaforte digitale”.