Fino a questo momento, Grooveshark deve le sue fortune (e i suoi guai: vedi i processi intentati da major come Universal Music per violazione dei copyright) a un servizio di distribuzione digitale che offre facile accesso a un grande catalogo di album e canzoni famose. L'obiettivo futuro è molto più ambizioso: "Si tratta di firmare accordi e di rappresentare diritti di artisti", ha anticipato a Bloomberg l'amministratore delegato Sam Tarantino, sostenendo che "gli artisti sono al centro della nostra attenzione, e questo è quello che ci distingue dai nostri concorrenti". "Crediamo molto, come piattaforma, nella possibilità di portare nuovi talenti al successo, ed è su questo che oggi stiamo mettendo tutta la nostra attenzione", ha aggiunto Tarantino osservando che le tipiche fonti di ricavo delle piattaforme digitali, pubblicità e canoni di abbonamento al servizio, "sono importanti e implicano un basso margine (di rischio e di profitto)", ma non bastano a cambiare il quadro della situazione e le regole del gioco. Il processo di trasformazione di Grooveshark è già iniziato: prima con la ricerca di autorizzazioni e licenze da parte dei fornitori di contenuti, poi con accordi di partnership con società (come quelli con Rocket Science e Indaba Music) finalizzati al lancio di artisti ancora poco noti, e con l'impegno promozionale profuso dal sito per band emergenti come i Quiet Company di Austin.