Music Control diventa Nielsen Music, con un cambio di ragione sociale che riflette un riposizionamento strategico: da presidio storico (insidiato da nuovi concorrenti, anche in Italia) delle rilevazioni dell'airplay radiofonico a servizio informativo a 360 gradi grazie alle nuove partnership siglate con TuneSat (specializzata nel monitoraggio sistematico dell'uso di musica registrata in tv) e LicenseStream (il cui Internet Content Tracker permette di rintracciare gli utilizzi musicali sul Web). "Per anni il core business di Music Control si è identificato con l'airplay monitoring e con le classifiche di vendita, non solo digitali" spiega Marina Carissimi, da un anno subentrata a Patrizia Mezza nel ruolo di country manager della società. "Ora la fisionomia dell'azienda è totalmente diversa: le rilevazioni radio fanno parte di un portfolio di servizi che assecondano i cambiamenti, rapidi e profondi, che stanno interessando l'industria musicale". I nuovi asset di Nielsen, presentati a Milano un paio di settimane fa da Chris Woods e Melissa Goodman di TuneSat davanti a una platea di editori musicali, discografici e dirigenti di agenzie di collecting, rispondono precisamente a questi obiettivi. TuneSat, fondata nel 2007 negli Stati Uniti da Scott Schreer, ha sviluppato una piattaforma tecnologica che oggi tiene sotto costante osservazione i programmi di oltre 200 televisioni negli Stati Uniti e in Europa (più di 65 le emittenti monitorate in Italia, Francia, Germania e Regno Unito) intercettando gli utilizzi musicali anche in presenza di voiceovers, dialoghi o forti rumori di fondo. La società assicura report aggiornati quasi in tempo reale (30 minuti) con indicazione del canale, del programma, dell'episodio, della data, dell'ora e della durata del "passaggio", e la disponibilità di un file audio mp3 scaricabile sul pc a comprova dell'avvenuta messa in onda. L'Internet Content Tracker di LicenseStream, nato per rilevare violazioni di copyright d'immagine sul Web, si avvale invece della libreria musicale e del know how della stessa TuneSat per monitorare 24 ore su 24 4 milioni e mezzo di siti Web equivalenti a 600 milioni di pagine elettroniche. Entrambi i sistemi utilizzano per il riconoscimento e la comparazione dei brani musicali la tecnologia del fingerprinting, impronta digitale che permette di identificare con certezza ogni singolo titolo di cui si è effettuato l"encoding" e di cui l'avente diritto ha richiesto il monitoraggio (il prezzo del servizio è ovviamente commisurato al numero di brani di cui viene tenuta traccia) . "L'analisi dell'utilizzo dei brani in Internet e in televisione", sottolinea Carissimi, "risponde a tre finalità essenziali: misurazione dell'efficacia delle campagne di marketing e promozione, possibilità di 'monetizzare' gli utilizzi ricavandone un ritorno economico e individuazione di eventuali situazioni di illegalità. Il reporting è flessibile e modellato sulle esigenze del singolo cliente: che ha a disposizione programmi automatizzati per gestire una mole enorme di informazioni e i rapporti con gli utilizzatori". "Un innovativo servizio che stiamo cercando di sviluppare con i vari interlocutori del settore", anticipa la manager di Nielsen, "riguarda i report combinati: analisi ad hoc per artista/album in cui si incrociano dati di visibilità in Italia e all’estero su radio e Tv tramite i dati di airplay integrati con dati di vendite digitali e approfondimenti in merito alla visibilità online". A chi si rivolge il nuovo "pacchetto"? "A editori musicali, manager e case discografiche, in primo luogo. Ma anche a società di collecting come SCF e SIAE (con cui, ha rivelato Woods durante la sua visita italiana, i contatti sono ancora agli stadi iniziali), per una più precisa ripartizione delle royalty. O agli stessi broadcaster, cui il servizio di Tunesat permetterebbe di perfezionare i sistemi di accounting agli aventi diritto. Il differenziale tra i loro tabulati e quanto registra il nostro sistema è ancora piuttosto alto: le stesse emittenti televisive tendono normalmente a rendicontare il contenuto dei soli programmi musicali o degli eventi live, molto più raramente l'utilizzo di musica all'interno di rubriche, servizi giornalistici e programmi non musicali". Una carenza del sistema è già stata rilevata da alcune società di publishing: l'associazione univoca tra brano e "impronta digitale" non consente di individuare le cover, che genererebbero diritti aggiuntivi per autori ed editori. "E' un limite ma anche una garanzia", sostiene Carissimi, "perché i parametri di un sistema che permette di fare accounting e di monetizzare gli utilizzi devono essere necessariamente molto rigorosi: la soluzione consiste nel codificare tutte le versioni di un brano esistenti in commercio, siglando partnership che consentano di allargare la library in maniera esponenziale". E il "sommerso", lo user generated content? "Si tratta di studiare e mettere in funzione algoritmi più complessi che identifichino la linea melodica. Arriveremo anche a questo", promette Woods.