Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, la major britannica è interessata a una fusione con la casa tedesca, ma solo nel caso in cui approvazione da parte delle autorità antitrust europee non richieda più di un mese. La volontà di formulare soluzioni organizzative in grado di superare rapidamente gli eventuali ostacoli frapposti dagli uffici di Bruxelles, sempre secondo la Reuters, sarebbe il motivo per cui EMI e Bertelsmann, proprietaria di BMG, stanno procedendo con molta cautela nelle loro negoziazioni. “Vogliamo ottenere l’approvazione durante la fase 1 dell’istruttoria, altrimenti non se ne farà nulla”, ha rivelato un portavoce (anonimo) della casa discografica inglese. Sempre secondo fonti inglesi, la società che nascerebbe dalla fusione delle due case discografiche manterrebbe il nome EMI e diventerebbe leader di mercato in Europa e numero due negli Stati Uniti, generando sinergie per un valore di 300 milioni di dollari. <br> Una delle soluzioni al vaglio per ottenere una rapida approvazione da parte dell’antitrust consisterebbe nel recidere il legami tra BMG e la Zomba di Clive Calder, cresciuta negli ultimi anni al punto di poter essere considerata una piccola major; in questo modo, né EMI né BMG sarebbero costrette a rinunciare ad alcuna delle etichette di cui dispongono attualmente.