Rientrano nei ranghi i "dissidenti" di SCF, consorzio di case discografiche e produttori fonografici incaricato di riscuotere, amministrare e ripartire i cosiddetti "diritti connessi" versati dagli utilizzatori di musica registrata (radio, televisioni, siti Internet, discoteche, bar, negozi ecc.). Come noto, a seguito della querelle con i network radiofonici e di una situazione di bilancio che aveva lasciato insoddisfatte molte aziende, le etichette Sugar, Carosello, NAR, Time, Irma, Saifam e Ala Bianca (tutte aderenti all'associazione di categoria PMI) avevano deciso di revocare parzialmente i loro mandati di rappresentanza. Ma in una lettera inviata ieri, 12 luglio, ai dipendenti SCF il presidente Enzo Mazza, subentrato nel maggio scorso a Saverio Lupica, informa che "la mediazione condotta ha riportato le imprese a ricompattarsi e ad accettare, con spirito comune, una proposta di rilancio di SCF, entità strategica del settore". Riflettendo su una spaccatura, "le cui conseguenze sarebbero anche potute essere fatali per la collecting", Mazza ringrazie "le aziende di categoria D (cioè le major EMI, Sony, Universal e Warner) per aver accettato, cosa non facile in un periodo come questo, di mettere mano al portafoglio, e farsi carico dei costi che superavano il 25 per cento nel 2010", nonche di "essersi accollati la differenza di costi per il 2011 e il 2012 per tutte le classi di consorziati". "Uno sforzo che per ora consente in parte di risolvere le criticità emerse con le precedenti gestioni", conclude il presidente, e "un segnale importante che ha portato le altre imprese consorziate che avevano ritirato il mandato sui broadcaster a dare nuovamente fiducia ad SCF consentendo cosí di portare a termine, mi auguro a breve, anche la trattativa con i maggiori network radiofonici". "Un' azione del genere", spiega a Rockol il presidente di PMI Mario Limongelli, "si e' resa necessaria e strategica per il comune interesse delle major e degli indipendenti. Ora per la nuova fase in cui si sta avviando, SCF deve riequilibrare i rapporti tra i consorziati e affrontare il problema dello statuto che ha bisogno di radicali cambiamenti".