Partenza più che incoraggiante per Spotify negli Stati Uniti: secondo dati ufficiosi, ma riferiti da più fonti del settore discografico ed editoriale, in una sola settimana la società svedese avrebbe rastrellato circa 70 mila abbonamenti alle opzioni a pagamento della sua offerta di musica in streaming. Risultato notevole, se si considera che piattaforme già da tempo sul mercato come MOG e Rdio sono ancora al di sotto dei 100 mila paganti, e che per arrivare a quel traguardo il pur arrembante Muve (lanciato dall'operatore di telefonia mobile Cricket) ha impiegato circa sei mesi. I "big" sono ancora lontani, ma forse è solo questione di tempo: negli Stati Uniti Rhapsody conta attualmente 800 mila utenti a pagamento, mentre quelli di Napster appena prima dell'acquisto da parte di Best Buy (avvenuto nel 2008) ammontavano a 761 mila; entrambe le società sono in attività da diversi anni, e ogni paragone diventa ovviamente improponibile. Sui numeri, Spotify mantiene per ora il più stretto riserbo mentre la responsabile marketing della società, Angela Watts, si limita a commentare a Billboard che "il lancio di Spotify negli Stati Uniti ha ecceduto le nostre aspettative, sia per quanto riguarda la riposta agli inviti a provare il servizio gratuito che per quanto riguarda gli abbonamenti. Siamo entusiasti di essere qui e siamo convinti che gli americani ameranno Spotify quanto la amano gli europei". Nel frattempo la Web company ha firmato un accordo di licenza d'uso del repertorio anche con la BMI, che rappresenta oltre 475 mila autori, compositori ed editori musicali statunitensi.