“Ci stiamo avvicinando al punto in cui la quota maggiore del nostro fatturato discografico negli Stati Uniti sarà digitale. Nel contempo, stiamo continuando a trasformare il nostro approccio ai contratti artistici, dal momento che oltre il 60 % degli artisti che fanno parte del nostro roster discografico attivo in tutto il mondo ha sottoscritto con noi accordi che includono la gestione di una ampia gamma di diritti” (nel settore della musica dal vivo, del merchandising, delle sponsorizzazioni, dei product endorsements e di altro ancora). Così l’amministratore delegato di Warner Music Edgar Bronfman Jr. ha commentato i risultati trimestrali della major discografica americana, i cui ricavi digitali complessivi, 203 milioni di dollari, rappresentano il 30 per cento del giro d’affari complessivo ma salgono al 47,6 per cento sul mercato interno. Il trimestre si è chiuso per Warner con un deficit di 46 milioni di dollari, migliorando il risultato dello stesso periodo del 2010 che registrava un disavanzo di 55 milioni di dollari. Sul risultato economico hanno influito negativamente i costi legati alla vendita della società alla Access Industries dell’imprenditore Len Blavatnik, e positivamente l’accordo extragiudiziale stipulato con il sito p2p LimeWire per la causa relativa alla violazione dei copyright. Al fatturato del periodo, 686 milioni di dollari, hanno contribuito sostanzialmente le vendite dei dischi di Bruno Mars, Superfly, Wiz Khalifa, Cee-Lo Green e Hugh Laurie, l’attore cantante popolarissimo presso il grande pubblico televisivo grazie alla serie “Dr. House”.