E' stato il New York Times a fare luce sulla clausola oscura a contradditoria che permetterebbe tra due anni a numerosi artisti top della musica americana di reimpossessarsi del copyright delle proprie opere, diventandone proprietari esclusivi e privando così le major che le pubblicarono di sfruttarle nell'ambito del loro catalogo. Secondo una revisione della 'copyright law' intervenuta circa a metà degli anni '70, agli artisti è consentito reimpossessarsi delle proprie opere il cui diritto di publishing era stato ceduto insieme ai master dopo 35 anni dalla loro uscita, facendone domanda con almeno due anni di anticipo. La norma, che non ha effetto retroattivo, riguarda quindi gli album pubblicati a partire dal 1978, i cui 35 anni di esistenza decorreranno nel 2013. Emerge che diversi personaggi di calibro (tra cui Bruce Springsteen, Bob Dylan, Tom Petty, Bryan Adams, Tom Waits e Billy Joel) si sarebbero già mossi per fare valere il diritto loro spettante, compilando i moduli per tempo. Le major si preparano a dare battaglia, come Steven Marks della RIAA ha chiarito al New York Times, lasciando intendere che la loro posizione è che il cosiddetto 'termination right' non sarebbe applicabile alla maggior parte delle registrazioni, poichè le case discografiche considerano i master semplici "works for hire".