Il verdetto della nona circoscrizione della Corte di Appello di San Francisco che conferma la condanna a Napster per violazione dei copyright musicali (vedi news) non chiude ancora i conti sulla travagliata vicenda che ha per protagonista la Web company californiana. Anche perché, almeno per il momento, il sito resta aperto e il servizio di “file sharing” incriminato rimane in funzione: i giudici americani, che pure accusano Napster di “incoraggiare scientemente i suoi utenti a infrangere i diritti delle case discografiche contribuendo materialmente alla violazione”, hanno ravvisato un vizio sostanziale nell’ordinanza del tribunale che lo scorso luglio (vedi news) aveva intimato la chiusura del sito su istanza delle etichette titolari dei brani musicali scambiati illegalmente in rete. Secondo i tre giudici della Corte californiana, infatti, Napster deve essere ritenuto colpevole di solo concorso di colpa, nella misura in cui – recita il testo della sentenza – “è a conoscenza dell’esistenza di file che infrangono i copyright di specifiche composizioni o registrazioni musicali, sa o dovrebbe sapere che i file in questione sono disponibili sul suo sistema e omette di agire per prevenire la distribuzione di materiale protetto da copyright”: per rendere operativa la precedente ingiunzione di chiusura, è dunque necessario che i giudici di primo grado emettano un nuovo provvedimento che restringa il giudizio alle violazioni concretamente avvenute sul sito, anziché condannare genericamente Napster per una sorta di responsabilità “globale” nei confronti dell’industria. Ma anche se questo avverrà il caso resta aperto: manifestando il suo disappunto per l’esito del processo, l’agguerrito stuolo di avvocati arruolato da Napster e capeggiato da David Boies (il legale che ha assistito il governo USA nel testa a testa con Microsoft e il candidato democratico Al Gore nella vicenda relativa ai pasticci elettorali in Florida) ha già annunciato nuovi ricorsi, uno dei quali potrebbe fare appello alla Corte Suprema.<br> Nessun ulteriore commento è arrivato, da parte dei protagonisti della vicenda, circa le implicazioni della sentenza sulla collaborazione con il gruppo tedesco Bertelsmann e sull’annunciata introduzione, il prossimo mese di luglio, di un servizio di distribuzione musicale in abbonamento autorizzato e a pagamento (vedi news)<br> Quel che è certo, ancora una volta, è che il futuro di Napster è ancora tutto da scrivere.