Anche in Germania, come negli Stati Uniti, il mercato discografico comincia finalmente a rialzare la testa. Non tanto a livello globale (i 650 milioni di euro di fatturato incassati dall'industria tra gennaio e giugno 2011 valgono complessivamente l'1,5 per cento in meno della cifra dell'anno scorso), quanto sul versante del mercato digitale, per cui i dati pubblicati dall'associazione di categoria BVMI indicano una crescita del 19,3 per cento nel semestre, 111,8 milioni di euro di fatturato che rappresentano il 17,2 per cento del giro d'affari complessivo dell'industria (a dispetto di una flessione del 4,2 per cento, i cd assorbono ancora l'82,8 per cento del fatturato; il vinile, cresciuto del 17,4 per cento, vale solo l'1 per cento del mercato). L'impennata del digitale si deve principalmente a servizi in abbonamento come Napster, Simfy Premium e MusicLoad Nonstop, il cui gettito per le case discografiche è cresciuto complessivamente del 21,4 per cento a 681.400 euro, e a piattaforme di streaming gratuito finanziato dalla pubblicità (MyVideo, Clipfish, ecc.) che hanno registrato un incremento del 64,8 per cento a 552.900 euro. Nel complesso, i servizi di streaming (online e mobile) rappresentano ora l'11,5 per cento del mercato digitale tedesco con 12,850 milioni di euro di fatturato, mentre quelli di download alla carta valgono l'83,8 per cento con 93,437 milioni di euro (+ 26,9 per cento). Il managing director della BVMI Florian Drücke osserva che "i modelli in abbonamento e gli stream finanziati dalla pubblicità sono sempre più richiesti dagli utenti. Uno sguardo a quel che succede in Scandinavia, in particolare, ci dimostra che è giusto proseguire su questa strada". I servizi legali in funzione in Germania sono quasi 70; quanto alla pirateria, uno studio commissionato dalla stessa associazione dei discografici evidenzia una crescita nel numero di album scaricati illegalmente (stimati in 62 milioni, + 35 per cento) ma una riduzione dei download di singole canzoni (185 milioni, - 28 per cento). Secondo un'altra ricerca condotta da GfK il 73 per cento di coloro che attingono a fonti illegali non spendono nulla nell'acquisto di musica legale.