Non è la vendita di dischi e file audio ma la pubblicità radiofonica la maggiore voce di bilancio nel giro d'affari mondiale dell'industria musicale intesa in senso lato, indotto compreso: lo confermano i dati più recenti pubblicati dall'International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), che valutano gli introiti pubblicitari delle radio a 32,5 miliardi di dollari, contro i 27,6 miliardi generati dalle vendite al dettaglio di musica allo stato solido (cd, vinile) o liquido (download e stream). La musica dal vivo, 21,6 miliardi di dollari, vale meno del giro d'affari generato dai sistemi audio domestici, 25 miliardi, e dai lettori digitali portatili, 24,2 miliardi, mentre più in basso nella scala di valori si collocano le vendite di strumenti musicali (16,4 miliardi), la pubblicità in riviste televisive e musicali (9 miliardi), le vendite di videogiochi a contenuto musicale (4,8 miliardi), il fatturato delle edizioni musicali (4,6) e i diritti di pubblica esecuzione nei locali pubblici (1,7 miliardi). La cifra totale ammonta a 167,4 miliardi di dollari. "Non credete a quel che leggete a proposito di un music business morente", conclude l'autore, produttore, blogger e consulente nel settore social media Bobby Owsinski su un post ospitato da Hypebot a commento dei dati. "I numeri non mentono".