Il numero uno del colosso francese non è intenzionato a dare il suo appoggio all’alleanza tra la multinazionale tedesca Bertelsmann e il sito californiano, sostenendo che a quest’ultimo verrebbe riconosciuta una porzione troppo generosa degli incassi realizzati attraverso il sistema di distribuzione a cui i due partner stanno lavorando. Messier, la cui holding controlla una delle maggiori case discografiche, Universal Music, ritiene ingiustificata la ripartizione dei proventi proposta da Bertelsmann e Napster, che assegnerebbe a quest’ultima il 40 per cento degli introiti lasciando il 60 % ai fornitori di contenuti, cioè alle case discografiche. “E’ una suddivisione troppo generosa nei confronti della piattaforma di distribuzione, il cui costo maggiore riguarda l’ampiezza di banda”, ha detto il manager francese, il quale ha aggiunto di non riconoscere “la competenza di Napster per quanto riguarda la fissazione dei prezzi o la distribuzione dei proventi”. Secondo Andreas Schmidt, responsabile della divisione e-commerce di Bertelsmann, il modello proposto alle altre major si basa su un precedente stabilito nella legge americana del 1992 sulla registrazione audio privata e sulla prevista capacità di Napster di incrementare il giro d’affari dell’industria del 30 % nei prossimi cinque anni. Ma Messier non è d’accordo, pur ribadendo di essere disponibile a cedere repertorio in licenza a gestori di piattaforme di distribuzione che rispettano la proprietà intellettuale. <br> Nel frattempo, Universal Music si sta muovendo su altri fronti, sviluppando modelli di distribuzione musicale a pagamento sia in proprio che in collaborazione con Sony, partner nel progetto Duet (vedi news).