A poche ore dalla presentazione della nuova release di Facebook alla f8 Developers' Conference di San Francisco, gli esperti del settore musicale discutono anche sulle anticipazioni disattese e su ciò che le nuove funzionalità del social network NON consentono di fare: in particolare sulla mancata integrazione automatica tra servizi musicali differenti. In altre parole: con la nuova feature presentata ieri sera da Mark Zuckerberg è possibile ascoltare in tempo reale la canzone o la playlist che un amico sta ascoltando in quel preciso momento su Spotify o su un altro servizio di streaming (o Web radio); ma chi in quello stesso momento è connesso a un servizio diverso (Rhapsody, per esempio) non ha modo di trasferire automaticamente la stessa playlist nel proprio ambiente di ascolto. Una mancanza grave? Antony Bruno di Billboard ritiene di no: "Alla lunga non è un gran problema", sostiene il giornalista, "semplicemente perché oggi nessuno di questi servizi conta su un gran numero di utenti registrati. La frammentazione diventerebbe un problema se ognuno di quei servizi avesse più utenti. La realtà invece è che all'interno di un qualunque gruppo di amici forse solo uno o due usa effettivamente un servizio musicale in abbonamento. Gli altri continuano a comprare musica da iTunes: e dunque portare a bordo utenti che pagano per un servizio all you can eat può essere visto come un primo, grande passo avanti". La nuova configurazione di Facebook, aggiunge Bruno, fornisce agli artisti nuove e cruciali opportunità di amplificare la connessione e il dialogo in tempo reale con i fan (rendendo probabilmente superfluo un servizio come Ping della Apple); e "l'idea che la musica sia ora uno dei maggiori filoni di conversazione sulla più grande piattaforma social del mondo e al 100 % legale è certamente uno sviluppo eccitante per un industria alla ricerca disperata di un po' di luce".