Più che a una partnership assomiglia ormai a un matrimonio: così Paul Resnikoff, dalle colonne del sito Digital Music News, commenta la nuova configurazione di Spotify che, terminato il periodo di test ad inviti e aperto l'accesso a tutto il pubblico (gratuito per i primi sei mesi), richiede a tutti i nuovi utenti di registrarsi attraverso il proprio account di Facebook (chi non ce l'ha, è costretto ad aprirlo). "Spotify", scrive ancora Resnikoff, "è semplicemente diventato Facebook Music", ma intanto la novità ha già provocato forti reazioni e proteste sul Web, soprattutto da parte di coloro che non ne vogliono sapere di affiliarsi al social network di Mark Zuckerberg (criticato anche per alcune disfunzioni, in questa prima fase, delle nuove "social apps" musicali integrate nel servizio). Una volta che ci si collega a Spotify attraverso Facebook, fa notare qualcuno, tutti i propri ascolti vengono automaticamente condivisi con gli amici iscritti alla piattaforma, anche se non lo si autorizza esplicitamente. Contattata da Evolver.fm, la portavoce di Spotify Deanna Davis si è difesa sostenendo che "per noi si tratta di creare un nuovo, stupefacente mondo di scoperte musicali. Abbiamo integrato i login di Spotify e Facebook proprio allo scopo di rendere la cosa il più semplice ed efficace possibile e di creare una esperienza social fluida e diretta". Per la Web company svedese c'è ovviamente una contropartita preziosa: accedendo ai profili Facebook dei suoi utenti, Spotify ha modo di conoscere approfonditamente gusti, preferenze, comportamenti e dati demografici di ognuno di loro.