I dati di mercato italiani per il primo semestre 2011, elaborati da Deloitte e diffusi oggi dalla FIMI, riflettono solo in parte l'andamento di quelli francesi pubblicati dalla SNEP: evidenziando l'ennesima, forte flessione delle vendite dei supporti fisici (- 13 %), che per la prima volta scendono al di sotto del tetto dei 50 milioni di euro di sell-in (46,2 milioni; mentre il sell out - cioè il valore delle vendite al dettaglio - è pari a 72 milioni) e un andamento contrastante sul fronte del digitale. Mentre infatti YouTube si conferma una delle maggiori fonti di ricavo per l'industria locale, contribuendo con una quota di introiti pubblicitari in crescita del 39 %, , stallano i download di singoli brani (+ 6 %, meglio gli album in crescita del 13 %) e il tasso di incremento complessivo del digitale, + 10 %, si rivela il più basso in Europa collocando il nostro Paese, ottavo al mondo per quanto riguarda il mercato fisico, appena al sedicesimo posto in graduatoria: da noi il digitale (12, 4 milioni di euro) vale il 21 % del mercato, contro il 24 % della Francia, il 36 % della Spagna e il 42 % del Regno Unito (solo la Germania è al di sotto, con una share digitale del 17 %). La FIMI attribuisce la responsabilità della situazione "all'assenza di una politica nazionale per la diffusione della banda larga e di un'agenda per i contenuti che sta portando l'Italia ai margini del mercato". La stessa associazione sottolinea inoltre la forte correlazione esistente, in Paesi come Corea del Sud, Danimarca, Svezia e la stessa Spagna, tra tasso di penetrazione di Internet e consumi di musica digitale. Unica consolazione: l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per quanto riguarda l'incidenza sul fatturato della produzione locale (57 %).