Appena chiusa la seconda tornata d'asta, l'unica offerta ufficialmente confermata per la EMI proviene da una cordata finanziaria costituita da Alliance Warburg Capital Management e da Yamani Global Equities, apparentemente interessata a un acquisto in blocco, casa discografica più edizioni, della società. C'è chi sospetta trattarsi di nient'altro che di una manovra pubblicitaria, anche se il ceo di Yamani è una vecchia conoscenza del music business: si tratta di Jim Caparro, già capo del braccio distributivo della PolyGram e poi di quello della Warner (oltre che dirigente di Island Def Jam). Più nebulosa la situazione riguardante gli altri offerenti, in virtù delle difficili condizioni in cui versano i mercati finanziari e creditizi: non è più sicuro, scrive il corrispondente di Billboard da New York Ed Christman, che la Access Industries di Len Blavatnik voglia la EMI in toto (così come la Mac Andrews & Forbes di Ron Perelman), mentre pare che Ron Burkle e Sean Parker - contrariamente alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi - non abbiano neppure partecipato alla gara. Sembra altrettanto certo che dalla competizione si siano già ritirati anche i fratelli Gores nonché le società Platinum Equity, Oaktree Capital e Apollo Global Management, mentre Universal Music è interessata ai soli asset discografici di EMI. Risulta inoltre che l'offerta Sony (per il publishing della EMI, per cui compete anche BMG Rights) sia appoggiata da Mubadala Development Co., fondo di investimento con sede ad Abu Dhabi.