Il terzo round di negoziati finalizzati alla vendita della EMI non ha più una scadenza precisa, e potrebbe essere dilazionato più a lungo di quanto inizialmente preventivato (rendendo più improbabile la chiusura del procedimento entro fine settimana, come anticipato da alcune indiscrezioni). Sembra infatti che Citigroup, poco soddisfatta delle offerte pervenute finora, abbia richiesto ai contendenti rimasti in gara di precisare meglio la loro proposta (anche per quanto riguarda le coperture finanziarie) e di fornire informazioni più dettagliate sui loro progetti. Appare sempre più probabile, nel frattempo, che la EMI venga venduta "a pezzi", scorporando la casa discografica dalla società che gestisce le edizioni musicali: per la prima si sono fatte avanti Warner Music, Universal e la MacAndrews & Forbes di Ron Perelman con offerte che oscillerebbero tra 1 e 1,3 miliardi di dollari; per la seconda sarebbero in competizione Sony/ATV (controllata in parte dagli eredi di Michael Jackson) e BMG Rights Management (joint venture tra KKR e Bertelsmann) con offerte oscillanti tra 1,75 e 2 miliardi di dollari (il publishing vale di più, al momento, perché considerato un business finanziariamente più solido e in grado di garantire un flusso di cassa più costante). Nella migliore delle ipotesi, Citigroup riuscirebbe dunque a spuntare un prezzo più o meno identico, 3,3 miliardi di dollari, a quello pagato dalla Access Industries di Len Blavatnik per prendere possesso della Warner. Il prolungamento delle trattative avrebbe intanto fatto desistere un altro candidato, la Yamani Global Equities il cui amministratore delegato è l'ex discografico Jim Caparro, già presidente di Island Def Jam e PolyGram Group Distribution.