Il lancio della joint venture siglata tra la software house RealNetworks (che ne controllerà il 40 % del capitale) e le “media company” Time Warner, Bertelsmann ed EMI, annunciato ufficialmente nella giornata di lunedì 2 aprile (vedi news), sembra effettivamente aprire prospettive nuove e concrete ai sistemi di distribuzione di musica in abbonamento (e dunque a pagamento) via Internet. Ma, a dispetto delle ovvie dichiarazioni trionfalistiche rilasciate dai diretti interessati, è tutto da dimostrare che MusicNet possa diventare un’alternativa credibile a Napster e agli altri software che consentono oggi agli utenti del Web di scambiarsi gratuitamente (e senza autorizzazione) file musicali in rete. Sulla carta, la società di Seattle e le tre major discografiche coinvolte nell’operazione (Warner Music, BMG ed EMI, ciascuna delle quali detentrice di una quota di minoranza nella nuova impresa) sono effettivamente in grado di sviluppare una potenza di fuoco sconosciuta alle precedenti, timide e impacciate iniziative sperimentate individualmente sul mercato on-line dalle singole etichette discografiche: come molti osservatori hanno già fatto osservare, tutti i test di distribuzione digitale a pagamento lanciati lo scorso anno dalle cinque major discografiche sono falliti miseramente, sia perché ciascuno utilizzava formati di compressione e software di protezione differenti, sia perché i cataloghi di brani scaricabili in download messi a disposizione dei potenziali clienti erano assai ridotti e poco appetibili al pubblico. Questa volta, invece, l’industria discografica e i suoi partner tecnologici sembrano fare sul serio: MusicNet, ha rivelato l’anmministratore delegato di RealNetworks Rob Glaser, farà tesoro dell’esperienza di Napster e metterà a disposizione degli utenti funzioni di “file sharing” analoghe a quelle rese popolari dalla Web company californiana, naturalmente salvaguardando i repertori dal rischio pirateria attraverso l’applicazione di adeguati codici anticopia. La stessa Napster, nelle parole del suo amministratore delegato Hank Barry e di Joel Klein, numero uno in USA del partner Bertelsmann, vede con interesse la possibilità di agganciarsi al nuovo sistema di distribuzione digitale, ravvisandovi un’opportunità di affrancarsi definitivamente dall’immagine di fuorilegge del Web per instradarsi definitivamente sul sentiero della diffusione legalizzata di musica. E sia RealNetworks che soprattutto America Online, i primi provider che ricorreranno ai servizi di MusicNet per distribuire musica ai propri abbonati (pare dalla tarda estate o da inizio autunno) consentiranno al sistema di trovare immediatamente sbocco presso una base potenziale assai ampia e affidabile di utenti. Come di regola nel mondo dell’on-line, l’affiliazione a MusicNet (che non intende offrire i suoi servizi direttamente ai consumatori, ma cederli in licenza a siti che distribuiscono musica on-line) non sarà esclusiva, e quindi lascerà aperta la porta a molteplici altre iniziative, che potranno intrecciarsi in modo sinergico tra di loro. Ma sul futuro del servizio pesano almeno due grosse incognite. Per avere successo, MusicNet dovrà poter contare su un’offerta di musica pressoché illimitata, com’è stata fino a poco tempo fa quella di Napster, nonché applicare ai consumatori delle tariffe che risultino accettabili in funzione dei servizi offerti. E mentre su quest’ultimo punto, come ha ammesso Dick Parsons di AOL Time Warner, si dovrà procedere per tentativi, l’autoesclusione dal gioco (almeno per il momento) di Universal e Sony Music, impegnate nello sviluppo di un sistema analogo e concorrente chiamato Duet (vedi news), priva MusicNet di una grossa porzione dei cataloghi attualmente disponibile sui mercati internazionali (il 60 % circa, secondo le stime dell’ente di ricerca specializzato Soundscan). Troppo presto, dunque, per parlare di un’alternativa seria e appetibile per i 60 milioni di fan di Napster, la cui effettiva disponibilità a spendere denaro per procurarsi musica in rete pende come una spada di Damocle sul futuro dell’industria musicale.