Affiliata all'organizzazione internazionale delle indies Impala, che ha già espresso chiaramente la sua posizione al riguardo, anche l'italiana PMI (Produttori Musicali Indipendenti), associazione che ha come presidente onorario Dori Ghezzi e che rappresenta etichette come Sugar Music, Clan Celentano e Carosello, commenta negativamente la vendita della EMI a Universal (per la parte discografica) e a Sony (per quanto riguarda le edizioni musicali). "Siamo sempre stati contrari alle fusioni in quanto riteniamo che si possono trovare soluzioni alternative per dare equilibrio al mercato", dichiara il presidente PMI Mario Limongelli. "Universal è già di per sé 'troppo grande' e non possiamo permettere che ingoi anche un’altra fetta del mercato. Stessa cosa dicasi di Sony per quanto riguarda l’acquisto del catalogo editoriale di EMI". "Aumentare il predominio di questo duopolio nel mercato", sostiene Limongelli, "è contro ogni logica di competizione dell’offerta sul mercato culturale". Venerdì scorso, come noto, la banca Citigroup ha annunciato ufficialmente lo smembramento della EMI e la vendita delle due divisioni, discografica e publishing, rispettivamente per 1,9 e 2,2 miliardi di dollari. La notizia, per quanto attesa, ha destato impressione nell'opinione pubblica britannica, abituata da ottant'anni a considerare la società e il suo catalogo (Beatles, Pink Floyd, David Bowie, Coldplay) un patrimonio nazionale.