‘SOPA’ è l’acronimo che sta per “Stop Online Piracy Act”, una proposta di legge introdotta dal deputato repubblicano del Texas Lamar Smith per combattere la pirateria digitale e che ha incontrato il prevedibile favore dell’industria cinematografica e discografica oltre che di una folta rappresentanza del comparto dei media e dei contenuti. Se passasse, il SOPA attribuirebbe al procuratore generale il potere di bloccare indirizzi IP e di oscurare siti e dominii sulla base di azioni sospette sotto il profilo del copyright e della pirateria, senza andare in giudizio. Una leva non particolarmente dissimile da quella utilizzata spesso dal governo cinese come arma di censura: sul territorio americano, in altri termini, un sito potrebbe essere silenziato senza preavviso e senza processo. Il SOPA, che trae spunto dalla precedente proposta presentata al Senato U.S.A. “PROTECT-IP” (noto anche come the E-PARASITE Act), sta tuttavia scontentando molti esponenti politici oltre che della società civile. Tra loro, la leader della minoranza democratica Nancy Pelosi che su Twitter ha postato: “Serve individuare una soluzione migliore del SOPA”, ma anche il deputato californiano di destra Darrell Issa, che ha commentato: "Non credo che questa proposta abbia alcuna possibilità di passare alla Camera, è troppo estrema, viola troppe aree ed è troppo pericolosa nella sua forma attuale”. Il SOPA conta sul supporto di una lobby estesa e trasversale che include la Business Software Alliance, che ha lodato di recente l’iniziativa del deputato Lamar Smith in un comunicato ufficiale (della BSA fanno parte una trentina di aziende tra cui Microsoft, Apple, Intel, Adobe, Symantec), la Camera di Commercio U.S.A., la RIAA, la MPAA, la AFL-CIO. Tra i più celebri oppositori americani, invece, si contano Google, LinkedIn, eBay, Human Rights Watch, Electronic Frontier Foundation, Facebook, AOL, Wikimedia, Reporters Without Borders, Mozilla, Twitter, Yahoo, Zynga: tutte voci che si levano contro una normativa che, se acquisisse efficacia, cancellerebbe il concetto di ‘safe harbour’ e l’intero DMCA (Digital Millennium Copyright Act). Ma, probabilmente, il più significativo avversario della proposta di legge è al momento il Parlamento Europeo, che con una risoluzione congiunta si è opposto a iniziative di chiusura di siti e indirizzi IP oltre confine, sottolineando "l’esigenza di proteggere l’integrità della rete globale e la libertà di comunicazione astenendosi da misure unilaterali che revochino indirizzi IP o dominii". Tutte le parti contrarie al SOPA ne sottolineano l’estremismo, pur riconoscendone la fondatezza originaria (la protezione dei contenuti per gli aventi diritto), richiamando l’attenzione su possibilità di applicazione parossistica (ad esempio, potrebbero essere riconosciuti come reati anche gli utilizzi di cover come sottofondo di video amatoriali) e sulla sua incompatibilità con il concetto stesso di libertà di espressione.