Nel tentativo di migliorare l’efficienza dei suoi filtri di protezione anti-copia (messa fortemente in dubbio dalle case discografiche, vedi news), la compagnia californiana ha acquisito in licenza una nuova tecnologia che dovrebbe consentire di identificare con precisione ciascun brano circolante in rete apponendovi un’“impronta digitale” che ne contrassegna inconfondibilmente il contenuto dopo averne scomposto e analizzato le proprietà acustiche. I portavoce di Napster non sono stati tuttavia in grado di fornire notizie precise per quanto riguarda l’effettiva messa in funzione del software acquisito da Relatable, una compagnia che ha sede ad Alexandria, in Virginia. Lo stesso amministratore delegato della società, Pat Breslin, ha ammesso che l’applicazione del “fingerprinting” a un software a larga diffusione come Napster è un processo complesso che potrebbe richiedere parecchio tempo e la messa a punto di programmi più sofisticati di quelli finora sviluppati dai suoi tecnici. Nei piani di Napster la tecnologia in questione, denominata TRM (“This Recognizes Music”), dovrebbe essere implementata nella versione commerciale (a pagamento) del servizio che la società di Shawn Fanning e il gruppo tedesco Bertelsmann intendono rendere operativa entro l’estate. I discografici, intanto, hanno accolto con favore (ma anche con prudenza) la notizia, giudicandolo “un passo nella giusta direzione” nella parole di Cary Sherman, consigliere generale dell’associazione di categoria RIAA. A loro volta esperti del settore come Ric Dube del sito Webnoize hanno fatto notare che l’applicazione di un meccanismo di “fingerprinting” rappresenterebbe un notevole miglioramento nei sistemi anti-copia predisposti da Napster, impedendo ai suoi utenti di eludere i controlli storpiando ad arte i nomi dei file o utilizzando codici convenzionali non riconoscibili dal programma.