Presentata al pubblico ieri, mercoledì 30 novembre, a New York, la nuova API (Application Programming Interface) di Spotify apre potenzialmente alla Web company svedese la possibilità di integrare la sua enorme offerta di musica in streaming (15 milioni di brani) con migliaia di applicazioni: che saranno inizialmente tutte gratuite per gli utenti e prive di inserzioni pubblicitarie, aperte a qualunque sviluppatore esterno (previa approvazione dei contenuti da parte della società) e, almeno in un primo momento, funzioneranno solo su laptop e computer e non su dispositivi mobili. "Spotify può arrivare fino a un certo punto", ha spiegato l'amministratore delegato Daniel Ek durante l'evento di presentazione, "per il resto non vediamo l'ora che siano i nostri sviluppatori a sorprenderci. Ci saranno cose che oggi non possiamo neanche immaginare...Le possibilità sono davvero infinite". Tra le app già disponibili e presentate a New York figurano quelle che danno accesso a selezioni musicali curate da testate specializzate come Billboard, Rolling Stone e Pitchfork, alla sincronizzazione tra lo streaming musicale e i testi di canzoni forniti da Tunewiki e all'integrazione tra playlist e calendari dei concerti compilati da Songkick ("Vogliamo che la gente che oggi non va ai concerti vada a vederne un sacco", ha spiegato l'ad e fondatore Ian Hogarth). La strategia, che Spotify aveva già iniziato a perseguire integrandosi con Facebook, è di diventare una piattaforma ubiqua e multifunzionale: un nuovo guanto di sfida gettato in direzione di Mog, Rdio e Rhapsody, ma anche dei servizi cloud di Apple, Google e Amazon.