Si infiamma di nuovo, negli Stati Uniti, il dibattito sui diritti economici legati al Webcasting, e cioè sull’obbligo o meno delle radio che trasmettono on-line, oltre che via etere, di pagare artisti, autori, editori ed etichette discografiche per la diffusione in rete del loro repertorio. L’associazione dei discografici americani RIAA ha presentato una mozione all’autorità giudiziaria in risposta a un ricorso dell’organizzazione nazionale delle emittenti radiotelevisive (NAB) che, nel gennaio scorso (vedi news), aveva contestato sulla base di un presunto abuso di potere una decisione dell’ufficio copyright governativo che sanciva l’obbligo di pagare le etichette discografiche per il Webcasting. I membri del NAB, a cui l’applicazione dell’ordinanza costerebbe milioni di dollari, sostengono che le vendite dei dischi generate dalla programmazione radiofonica e i 300 milioni di dollari pagati annualmente alle società degli autori ASCAP e BMI costituiscono già una remunerazione sufficiente per l’utilizzo della musica a scopi di radiodiffusione, via etere o in rete.