Il gruppo Warner non ha in programma di mettere in vendita la società di edizioni musicali Warner Chappell. Lo ha spiegato nei giorni scorsi ad azionisti e obbligazionisti l'amministratore delegato Stephen Cooper, illustrando un punto di vista simile a quello espresso mesi fa da Roger Faxon della EMI (ma che il proprietario della major, Citigroup, alla fine ha sconfessato vendendola a "pezzi"): "Noi vediamo tanto la musica registrata che il publishing come parte integrante della nostra attività", ha detto Cooper. "La mia opinione è che, andando avanti nel tempo, l'intreccio professionale tra i due aspetti del business diverrà sempre più forte". Convinto che la mancata acquisizione della divisione dischi della EMI (assorbita da Vivendi/Universal) non pregiudicherà le future possibilità di Warner sul mercato, Cooper non si è sbilanciato in merito alla possibilità di rilevare alcuni degli asset discografici della major inglese che la stessa Universal dovrà forzatamente mettere sul mercato per venire incontro alle probabili obiezioni della Commissione Europea e della Federal Trade Commission americana (la quota di mercato Universal+EMI toccherebbe infatti il 41 per cento negli Stati Uniti, il 47 per cento nel Regno Unito e addirittura il 60 per cento in Francia): "A questo punto del gioco", ha sostenuto, "sarebbe incauto e senza senso speculare sulla possibilità di ricadute che possano o meno essere di interesse per Warner".