Non proprio un annus horribilis, ma certamente non uno dei migliori, è stato quello appena conclusosi per la discografia britannica: stando ai dati comunicati oggi dalla British Phonographic Industry, associazione di categoria dei discografici d'oltremanica, il mercato musicale del Regno Unito ha conosciuto negli ultimi dodici mesi una flessione di sei punti percentuali. Sebbene le vendite digitali abbiano fatto registrare un'ottima crescita, guadagnando ben il 24% rispetto al 2010 (e smerciando oltre 26 milioni di album), comunque superata dall'eccezionale performance del vinile (che con una crescita di quasi 44 punti percentuali ha fatto segnare la migliore performance dal 2005, vedendo uscire dai negozi 337,000 LP), a trascinare il musicbiz inglese in recessione è stata la battuta d'arresto del formato ad oggi più diffuso, il Cd, che con una flessione del 12,6% si è fermato a sole 82 milioni di copie vendute negli ultimi dodici mesi. Per la cronaca, a fare la parte del leone - nel corso dell'ultimo anno - è stata Adele (nella foto), che ha visto il suo "21" salire in vetta alle chart di vendita del Regno Unito con quasi 4 milioni di copie vendute. "Mentre gli altri Paesi stanno facendo grandi passi avanti nella lotta alla pirateria informatica, il nostro governo sembra non avere intenzione di prendere seri provvedimenti contro il fenomeno del download illegale di musica", ha chiosato il presidente della BPI, Geoff Taylor: "La Gran Bretagna è già stata sorpassata dalla Germania, come mercato musicale: se nel corso del prossimo anno il governo inglese non dovesse varare norme più severe nei confronti della pirateria musicale, gli investimenti nel settore potrebbero crollare ulteriormente, causando un vero e proprio fallimento creativo che - oltre a costare migliaia e migliaia di posti di lavoro - potrebbe costringere la prossima Adele a non poter più brillare sulla ribalta internazionale".