Un gruppo di sostenitori spagnoli del libero file sharing propone ai cittadini iberici di boicottare le produzioni di cantanti e musicisti come Miguel Bosé, Alejandro Sanz, La Oreja de Van Gogh e Paco de Lucia, di attori come Javier Bardem e di registi come Pedro Almodovar e Alejandro Amenabar, rei di appoggiare pubblicamente la "legge Sinde" che si propone di arginare la pirateria informatica dilagante nel Paese, e che il nuovo governo iberico di centrodestra implementerà nell'ordinamento giuridico nazionale a partire dal mese di marzo. Il nuovo ministro competente in materia di copyright, José Ignacio Wert, ha promesso che la lotta alla pirateria sarà condotta secondo gli stessi principi applicati nella guerra alla droga, "perseguendo i trafficanti, non i consumatori". Ma l'ampio fronte di oppositori, che contesta la legge ritenendola incostituzionale e lesiva della libertà di espressione dei cittadini, promette battaglia nelle aule giudiziarie e nelle piazze. Come noto, la Spagna è uno dei Paesi a più alto tasso di pirateria musicale al mondo: secondo una ricerca Nielsen, circa il 45 per cento degli utenti Internet del Paese pratica il download e il peer-to-peer illegale, mentre nei cinque maggiori mercati UE la media è del 23 per cento. A grande maggioranza (e sotto forte pressione del governo e dell'industria dell'entertainment americana), il Parlamento iberico, su proposta dell'ex ministro della Cultura Angeles Gonzalez-Sinde, ha approvato quasi un anno fa nuove e molto più drastiche disposizioni di legge antipirateria. In seguito alle vivaci proteste popolari e sulla scia di una giurisprudenza sfavorevole (ultimo e più importante caso, la sentenza di piena assoluzione emessa nei confronti di Pablo Soto, il "Robin Hood del p2p") , il governo socialista di José-Luis Rodriguez Zapatero aveva tuttavia fatto marcia indietro. Il suo successore e leader del Partito Popolare Mariano Rajoy la pensa diversamente, e al termine della prima riunione del nuovo consiglio dei ministri ha annunciato il ripristino delle norme che daranno a nuovi appositi organi di nomina governativa la facoltà di individuare i siti Internet che violano i copyright e di imporne la chiusura (entro le 72 ore successive) senza dover attendere la decisione dei tribunali. Il rischio, sostengono gli oppositori della norma, è che lo stato possa utilizzarla a fini censori assumendo il ruolo di un "Grande Fratello". Di qui l'ampio fronte del dissenso: oltre a manifestazioni di piazza, boicottaggi e la diffusione online di istruzioni su come schivare le norme di legge, diverse associazioni di consumatori e di utenti Internet hanno già annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale per bloccare una norma ritenuta lesiva dei diritti fondamentali dei cittadini.