Al piccolo incremento di vendite registrato dall'industria discografica statunitense nel corso del 2011 (+ 1,4 per cento pari a 330,6 milioni di album venduti: stimolato in modo sostanziale, e a scapito dei fatturati, anche da un drastico abbassamento dei prezzi medi) ha contribuito ancora una volta anche il prolungato successo "di nicchia" dell'album in vinile. A dispetto di alcune precedenti rilevazioni che segnalavano uno stallo della domanda, i dati di consuntivo 2011 stilati da Nielsen SoundScan indicano infatti per gli Lp un aumento da 2,8 a 3,9 milioni di pezzi venduti. "Una crescita folle", ha spiegato alla Reuters Keith Caulfield, associate director per le classifiche del sito Billboard.com, "che trova il suo fondamento in un mercato dal potenziale non ancora pienamente sfruttato". "Il vinile", osserva Caulfield, "raggiunge due tipi di consumatori: quelli più anziani che lo ricordano con affetto e magari posseggono ancora un giradischi, e quelli più giovani a cui piace avere in mano una copia fisica del disco e ammirarne la copertina". L'incremento dei volumi di vendita degli album negli Stati Uniti - il primo dal 2004 ad oggi - si lega particolarmente alla crescita dei download digitali, cresciuti del 20 per cento a 103,1 milioni; nello stesso arco di tempo le vendite di cd sono tuttavia calate di un altro 6 per cento. Nel complesso, secondo il presidente della NARM (National Association of Recording Merchandisers) Jim Donio, l'aumento delle vendite di album è da attribuire a una serie di fattori che includono "sforzi di marketing e offerte commerciali più aggressive, la disponibilità e l'adozione da parte dei consumatori di modelli legali di commercio digitale e l'influenza esercitata dai social media".