Appena introdotto in altri diciannove Paesi (che portano il computo complessivo a 37), il servizio iTunes Match continua ad escludere dal suo raggio d'azione l'Italia: gli ultimi sviluppi internazionali dell'offerta musicale su iCloud riguardano l'Europa centro-orientale e il Centro e Sud America (dove iTunes è sbarcato da poco più di un mese), e più precisamente Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Estonia, Guatemala, Honduras, Lettonia, Lituania, Nicaragua, Olanda, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Domenicana e Venezuela. Niente Italia, dunque, a dispetto del fatto che a fine dicembre c'erano state avvisaglie dell'avvio di un test in rete (attribuito da qualcuno a un errore). Come noto, iTunes Match sonda l'intera collezione musicale archiviata sui dispositivi fissi e mobili dell'utente mettendola a confronto con il database di 18 milioni di titoli gestito da Apple: pagando 25 dollari (o cifra equivalente all'anno) i brani riconosciuti dal sistema risultano accessibili sulla "nuvola" e dunque riproducibili in streaming da qualunque lettore equipaggiato con software iTunes o sistema operativo iOS (Mac o pc, iPhone, iPad, iPod Touch e Apple TV). Dal momento che il programma riconosce anche brani non acquistati da iTunes, molti osservatori hanno paragonato iTunes Match a una sorta di "condono" o sanatoria che permette a case discografiche e artisti di recuperare qualcosa (in termini di percentuale) sull'enorme quantità di brani "piratati" dal pubblico. Secondo le informazioni diffuse dalla stampa specializzata, gli introiti di ciascun abbonamento sono così ripartiti: 30 per cento ad Apple, 12 per cento ad autori ed editori musicali, 58 per cento a etichette discografiche e artisti interpreti.