Dopo le prese di posizione di Impala e Merlin, che in un'intervista rilasciata a Rockol, lo scorso dicembre a Milano, avevano chiarito i termini della loro ferma opposizione alla vendita della EMI a Universal (divisione dischi) e Sony (edizioni), sul tema si è attivata anche l'associazione delle indies inglesi AIM, invitando le oltre ottocento società aderenti all'organizzazione a inviare una lettera prestampata ai deputati britannici espressi dai rispettivi collegi elettorali. La speranza di AIM è che Parlamento e governo inglese intervengano nell'operazione, che consegna nelle mani di una società francese (Vivendi, capogruppo di Universal) e di una società giapponese (Sony) una delle imprese britanniche più prestigiose e di lunga tradizione (anche se l'eventuale blocco della vendita può essere deciso solo dagli organi Antitrust, e dunque - in Europa - dalla Commissione Europea). Come Impala e Merlin, nella sua lettera AIM sostiene che l'operazione concentrerà una quota eccessiva di potere nelle mani di due sole società dominanti, "la cui posizione monopolistica è già stata causa di un declino del mercato". Il documento cita anche una dichiarazione di Martin Mills, presidente del Beggars Group, il quale definisce l'acquisto della divisione discografica EMI da parte di Universal come un'operazione "di una tale arroganza da lasciare senza fiato". Curiosamente, nel suo intervento, AIM riflette anche sui destini della terza major, Warner Music, osservando che se gli accordi con Universal e Sony non verranno bloccati "si ritroverà effettivamente ad essere relegata in una posizione in cui non potrà esercitare una vera concorrenza sul mercato mondiale". La stessa Warner, secondo il blog americano Legal Times, avrebbe incaricato una importante ditta di avvocati, la Hyatt Farber Schreck, di fare lobby contro la fusione Universal-EMI in vista di un'opposizione del merger davanti alle autorità Antitrust.