"Il provvedimento di 'liberalizzazione' della gestione dei diritti connessi degli artisti contenuto nel decreto legge del governo Monti pregiudica l'intera categoria degli artisti e avrà un effetto dirompente sull'intero settore, se il Parlamento non si esprimerà altrimenti". Andrea Miccichè, presidente del Nuovo IMAIE che aveva ereditato dal vecchio istituto mutualistico degli artisti interpreti esecutori il monopolio di fatto dell'attività di "collecting" per conto della categoria, è categorico nel bocciare l'iniziativa dell'esecutivo. "Il governo ha fatto una scelta molto superficiale", sostiene, "e mi meraviglia molto che non abbia avvertito l'esigenza di ascoltare i soggetti interessati per acquisire una conoscenza completa del settore e dei suoi problemi, prima di decidere e di assumersi le sue responsabilità". "La coesistenza di più società di collecting di artisti in competizione tra di loro per l'esazione di un medesimo diritto costituirebbe un caso unico in Europa", continua Miccichè. "La riduzione dei costi? Macché, così si otterrà l'effetto contrario: ciascuna collecting, per essere efficiente, deve disporre di una banca dati completa e aggiornata. Dove sta il risparmio?". Resta il fatto che la pluralità delle società di gestione dei diritti connessi è da tempo - anche in Italia - una realtà del mercato, nel campo dei produttori fonografici. "Ma questo è ovvio: a un fonogramma corrisponde un solo produttore ma, solitamente, più artisti, uno 'primario' e diversi 'comprimari'. Provi a pensare che succederà se un produttore fonografico, una volta incassato il diritto connesso dall'utilizzatore, dovrà corrispondere un compenso a tre artisti iscritti a tre società diverse e che applicano diversi criteri di ripartizione dell'incasso tra interprete principale e turnisti. Il risultato sarà una paralisi dell'intero processo nonché un aumento delle sacche d'evasione favorite dall'incertezza della situazione. L'altra ipotesi è che tutte le collecting in competizione adottino gli stessi criteri di ripartizione: ma allora che bisogno ci sarebbe di averne più di una?". Dunque la liberalizzazione va a danno del mercato? Meglio restare ancorati al modello 'pubblicistico'? "Cominciamo col dire che la ADAMI francese, la collecting più antica d'Europa, funziona esattamente come noi: agisce nella sfera privata ma sotto vigilanza pubblica perché non tutela solo gli interessi dei propri iscritti ma incide su un'intera categoria. E poi le liberalizzazioni si fanno per cercare di offrire al consumatore un prezzo più competitivo attraverso il meccanismo della concorrenza. Nel caso dell'equo compenso, però, il 'consumatore' del prodotto è l'utilizzatore del repertorio, la radio o l'emittente televisiva, mentre il 'fornitore' è l'artista. In questo caso temo che la concorrenza, che produce una corsa al ribasso delle tariffe, andrà a scapito proprio della categoria più debole, cioè degli stessi artisti". Va ricordato però che nella sua storia passata l'IMAIE non è stato un modello di trasparenza ed efficacia: si parla di 138 milioni di euro mai distribuiti... "Credo che la cifra esatta sia di 118 milioni, rientranti nella liquidazione dell'ente posto in estinzione, e credo che i commissari li stiano pagando agli aventi diritto. Certo, con grandi ritardi, e non c'è dubbio che le cose non funzionassero a dovere", ammette Miccichè. "E' quel che accade quando al governo di una collecting ci sono persone che hanno interesse a tutto meno che a farla funzionare nel modo migliore". Che cosa è cambiato? "Il Nuovo IMAIE è infinitamente più trasparente. Collegandosi al nostro sito da casa con il suo pc, l'artista può sapere in tempo reale come e dove maturano i suoi compensi. Non solo: sullo stesso sito è possibile assistere a tutte le riunioni del comitato consultivo che sta traghettando l'istituto verso le elezioni e conoscere le motivazioni delle sue decisioni. In terzo luogo, con AFI e SCF, abbiamo costruito una grande banca dati che consente pagamenti puntuali. In precedenza non era così: l'indeterminatezza delle somme dovute a ciascuno e l'applicazione di criteri forfettari consentivano all'ente di fare quelle che potremmo chiamare 'politiche di consenso'. Infine, abbiamo messo in moto un procedimento molto rapido di ripartizione dei compensi: per l'audiovisivo, film e fiction tv, stiamo pagando i compensi relativi al secondo semestre 2009, entro il 30 giugno pagheremo il 2010 ed entro l'anno solare i compensi 2011. Per la sezione musica, pagheremo a marzo il secondo semestre 2009. Stiamo facendo un otttimo lavoro, tanto che in meno di due mesi dall'apertura delle iscrizioni abbiamo incassato l'adesione di oltre mille artisti. Ma questo decreto legge rallenterà tutto... E non dimentichiamo che entro il primo semestre 2012 è attesa in materia di collecting una direttiva UE che potrebbe vanificare del tutto il decreto legge emesso d'urgenza dal governo".