150 milioni di dollari di fatturato nel 2011, con una previsione di raggiungere "a breve" l'ambizioso obiettivo del miliardo di dollari: alla conferenza "D: Dive Into Media" organizzata dal Wall Street Journal nella città californiana di Laguna Niguel l'amministratore delegato di Vevo, Rio Caraeff, ha messo sul tavolo le sue carte mostrandosi molto fiducioso sui trend di sviluppo degli introiti pubblicitari generati dalla piattaforma di video e contenuti musicali creata dalle major discografiche Universal e Sony Music. I dati diffusi nell'occasione da Caraeff parlano di 3,5 miliardi di video stream al mese (erano 2,3 miliardi nel dicembre dell'anno precedente): pari, secondo i calcoli effettuati dal giornalista di Billboard Glenn Peoples, a un incasso medio di 0,43 centesimi a stream (una cifra in sé irrisoria, ma che acquista significato e raggiunge economie di scala con la moltiplicazione dei volumi: è un principio analogo a quello di Spotify). Grazie alla partnership con YouTube, il servizio è attualmente disponibile in oltre 200 diversi Paesi anche se per ora è presente direttamente solo negli Stati Uniti (con uffici a New York, Los Angeles, Chicago, Detroit e San Francisco) e nel Regno Unito (con un ufficio a Londra). Qualche settimana fa Vevo aveva annunciato di avere effettuato pagamenti complessivi per 100 milioni di dollari, nei primi due anni di attività, a case discografiche, autori, interpreti ed editori musicali.