Metti una decina di autori di canzoni al riparo dal mondo, nel mese di settembre, ospiti di uno splendido resort circondato da uliveti e campi di girasoli alle porte di Assisi. Niente telecamere, niente competizioni. Nessun giudice, nessun dramma, nessuna lacrima, zero tensioni. Perché questo non è un reality televisivo, e neanche un talent show. E' un Writing Camp, un laboratorio di musica e parole. Di quelli che sono la norma nel music business internazionale e che la filiale italiana di Warner Chappell Music - una delle maggiori società di edizioni del mondo - organizza già dal 2007: "La mail che non ti ho scritto", la canzone che Giulia Anania presenterà al Festival di Sanremo dopo aver passato le selezioni di SanremoSocial, è nata lì. Insieme a tante altre. "Nonostante la tecnologia ci permetta oggi di annullare tecnicamente le distanze, crediamo che l’incontro fisico e intellettuale tra autori generi qualcosa di più importante e duraturo di una canzone", ci spiega l'A&R di Warner Chappell Music Italiana Marco Ragusa. "L'esperienza dei Camp, infatti, ha generato molte collaborazioni, prima di allora inedite, che si protraggono durante il resto dell’ anno". Come funzionano, questi "Camp"? Quanto durano? In che modo si selezionano luoghi e partecipanti? "Col tempo abbiamo messo a punto gli aspetti organizzativi. Mediamente i nostri Camp durano oggi tra i 5 e i 7 giorni, e abbiamo individuato in 10/12 persone il numero ideale di partecipanti. Siamo passati da veri e propri studi di registrazione, come l'Esagono di Rubiera (Reggio Emilia) o la Pineta di Bolgheri (Livorno), attrezzati con camere e ristorante, ad agriturismi e resort nei quali abbiamo allestito degli home studios in aree comuni o in salottini all’interno delle camere: è il caso dell'ultimo Camp a Santa Maria degli Ancillotti presso Assisi. Oggi è facile costruire degli "studi volanti", bastano un pc, una buona scheda audio e un paio di strumenti per produrre un provino di buona qualità. I nostri autori sono quasi tutti abbastanza autosufficienti da essere in grado di lavorare anche senza l'assistenza di un tecnico di studio. Quanto alla scelta dei partecipanti, influiscono anche aspetti caratteriali e stilistici. Chi è più introverso si adatta meno bene a questo tipo di contesto, il cantautore un po' 'crepuscolare' forse si troverebbe poco a suo agio. E il fattore novità gioca sempre un ruolo importante: per questo abbiamo invitato a rotazione amici autori non legati alla nostra società, come Diana Tejera, Saverio Grandi, Luca Chiaravalli, Dario Faini, oppure - è successo a Bolgheri nel 2010 - songwriter della scuderia Warner Chappell di altra nazionalità (il norvegese Stein Berge Svendsen, lo svedese Måns Zelmerlöw, lo spagnolo Coti Sorokin e l'inglese Jonny Lattimer, coautore con l'interprete Ellie Goudling della hit "Starry eyed"). Il tentativo è di stimolare anche un confronto culturale; in territori come il Regno Unito, per esempio, l'approccio alla scrittura è veramente molto diverso dal nostro". In che senso? "La canzone popolare italiana si basa solitamente su canoni standard: il momento topico è sempre rappresentato da un inciso di una certa enfasi e di grande apertura. In Inghilterra lavorano diversamente, scrivono in modo più lineare: è stato interessante mettere a confronto questi due modi di intendere la canzone". Si lavora nel massimo comfort, ma chi pensa a una sorta di vacanza premio è fuori strada. "Dalla mattina si creano spontaneamente gruppi di lavoro di 2/3 persone che scrivono, arrangiano e registrano le loro idee sino alla realizzazione finale del provino. Si lavora alacremente, spesso fino a notte fonda e senza vincoli d'orario", spiega Ragusa. "L'unico momento prestabilito è quello dei pasti, per rispetto alle strutture che ci ospitano". Con quali obiettivi inizia il Camp? "Dipende. A volte siamo consapevoli del fatto che certi interpreti sono alla ricerca di canzoni, e ci si concentra su quell'obiettivo. Ma poi le canzoni nascono spontaneamente, e possono prendere altre strade. La cosa che ogni volta riesce a stupirmi è la naturale alchimia che si crea tra autori che non avevano mai scritto una nota insieme e che, con molta probabilità, non si erano neanche mai conosciuti prima di allora. Il loro senso di partecipazione, la disponibilità, la professionalità. Non ricordo un solo partecipante che abbia affrontato questa esperienza diversamente". In che modo l'editore sovrintende ai lavori? "Incoraggiamo gli autori a 'chiudere' i pezzi, completi di musica e testi: una volta rientrati a casa, si perde la concentrazione per portare a termine eventuali canzoni lasciate in sospeso. Nei primi Camp qualcuno ci consegnava canzoni con il testo in finto inglese: non funziona, diventa più difficile proporli in giro e immaginare come saranno i pezzi una volta completati". Aggiustato il tiro, iI Writing Camp si è dimostrato una scelta azzeccata e i frutti hanno cominciato a maturare da subito: "Durante il primissimo incontro nel giugno del 2007, una sorta di test durato un fine settimana presso il Platinum Studio di Diego Calvetti a San Giminiano, è nato il primo importante successo scritto in un Camp, 'Stupida'. La composizione, firmata dallo stesso Calvetti con Federica Camba e Daniele Coro, si era subito distinta come una delle più interessanti tra quelle nate in quel weekend. Di lì a poco, grazie alla perfetta interpretazione di Alessandra Amoroso, è diventata una hit tagliando il traguardo delle oltre 200.000 copie vendute". "In quella stessa occasione", continua Ragusa, "Mondo Marcio e Pier Cortese hanno scritto 'Tutto può cambiare', mentre un altro successo della Amoroso, 'La mia storia con te', è nato nell'ottobre del 2009 all'Esagono di Rubiera per mano di Saverio Grandi, Fabio Campedelli, Marco Ciappelli e Luca Angelosanti. A Bolgheri, l'anno scorso, una splendida capanna costruita su un albero ha ispirato a Ciappelli, Francesco Morettini e Alessandro Flora una canzone che si intitola proprio così, 'La casa sull'albero'. Siamo felici di dire che farà parte del nuovo album di un'altra artista che partecipa al Festival di Sanremo 2012 e che apprezziamo molto...". All'ultimo Camp di Assisi, lo scorso settembre, è nato come detto il brano sanremese di Giulia Anania... "La conosciamo da otto anni, e ora che l'abbiamo messa sotto contratto sono cominciate a succedere tante, bellissime cose. Quel pezzo, che Giulia ha firmato con Emiliano Cecere e Dario Faini, non era stato neppure pensato per essere interpretato da lei, ma poi ha capito di sentirselo addosso. C'è un'altra canzone, tra quelle nate dd Assisi, che ha sfiorato lo studio di registrazione. Sfumata una prima opzione interessava a un'altra artista, che però nel frattempo aveva già completato il nuovo album. La stiamo facendo circolare tra le case discografiche e abbiamo già ottenuto diversi apprezzamenti. Se un pezzo è valido può passare un anno o anche due ma alla fine qualcuno lo incide e lo pubblica". Si possono sfatare due miti, allora? Che gli artisti italiani sono poco inclini alla collaborazione, e che ci sono pochi nuovi autori in giro? "Sul primo aspetto ammetto che le difficoltà ci sono, e non riguardano gli autori quanto gli interpreti. Troppi filtri di mezzo, tra manager, produttori e case discografiche, mentre io resto convinto che mettere insieme in una stanza un paio di autori, non di più, con un artista,produrrebbe frutti interessanti. Invece, per andare sul sicuro, si privilegiano sempre i soliti nomi. Ma una nuova leva di autori esiste, eccome, ed è molto promettente. Metterla nelle condizioni di crescere è il nostro lavoro". Anche attraverso i Writing Camp.. "Sì, vogliamo continuare a organizzarne uno all'anno: tendenzialmente sempre in periodi diversi, sempre in posti nuovi e con persone diverse. L'effetto sorpresa è un ingrediente essenziale".