E' guerra aperta, ormai, tra case discografiche e artisti sul tema delle royalty digitali: e dopo la Universal, tirata in ballo prima dalla società di produzione di Eminem, F.T.B, e poi da tanti altri (gli eredi di Rick James, Chuck D dei Public Enemy, Rob Zombie, Peter Frampton ecc.) tocca ora alla Warner Music difendersi dalle accuse delle Sister Sledge, regine della disco ai tempi di "We are family". Le sorelle Debra, Joan, Kathy e Kim Sledge, insieme all'attrice e cantante Ronee Bkakely ("Nashville), hanno presentato una class action presso il tribunale di San Francisco sostendono di essere state derubate di milioni di dollari dalla major. Alla base della vertenza, ancora una volta, la diversa interpretazione delle royalty che maturano dai download a pagamento su piattaforme come iTunes e Amazon MP3 ma anche dalla vendita di suonerie: secondo l'interpretazione degli artisti si tratta infatti di licenze ex-novo non disciplinate dai contratti del'epoca pre-digitale e che danno diritto a percentuali molto maggiori di quelle percepite dalla vendita dei cd: nel caso delle Sister Slege, sostengono i loro avvocati, il contratto con Warner garantirebbe per le licenze una royalty del 25 per cento (50 per cento per la Blakely). Le componenti del gruppo sostengono anche che Warner ha trattenuto impropriamente le riserve monetarie accantonate per far fronte alle perdite dei dischi rimasti invenduti. Decidendo nel 2010 sul caso Eminem, la 9th Circuit Court of Appeals america ha sposato il punto di vista degli artisti. E' dunque probabile che altre liti sulle royalty seguiranno nelle settimane e nei mesi a venire, tra etichette discografiche e artisti titolari di vecchi contratti: quelli nuovi, infatti, contengono solitamente una clausola che impedisce il nascere di vertenze di questo tipo.