I deboli segnali di ripresa del mercato discografico mondiale spingono gli addetti ai lavori a guardare al futuro con un certo ottimismo. Nessuno però ha l'ardire di Daniel Ek, amministratore delegato di Spotify, che in un'intervista rilasciata al sito dei Grammy pronostica all'industria musicale l'ingresso prossimo venturo in una nuova "età dell'oro". L'entusiasmo di Ek trova ragione soprattutto nella nuova e proficua alleanza tra la sua società e Facebook: "Guardiamo alla condivisione di musica come a qualcosa di veramente molto importante per il nostro business", ha spiegato l'imprenditore svedese a Grammy.com. "Abbiamo scoperto che più 'social' sono i nostri utenti, più cresce rapidamente la loro collezione musicale. E più questa cresce in fretta, più velocemente quegli utenti diventano abbonati paganti. La combinazione tra Facebook e Spotify è una cosa positiva". Quanto all'evoluzione dei modelli di business, Ek pronostica una prevalenza dei sistemi di "accesso" (come Spotify) su quelli di "possesso" della musica (come iTunes) che pure, a suo dire, non scompariranno. Di certo, assicura, cresceranno gli introiti delle case discografiche e degli artisti (molti dei quali, per ora, si lamentano della loro esiguità): "Ai titolari dei diritti abbiamo già versato 200 milioni di dollari e siamo solo agli inizi". Anticipando di voler intensificare gli sforzi per scoprire e promuovere nuovi talenti, Ek non manca di mandare un messaggio a quegli artisti che, come i Black Keys, non autorizzano Spotify a diffondere la loro musica: "Non c'è uno straccio di dato che confermi la tesi che così facendo si vendano più dischi. Al contrario, le informazioni disponibili sembrano dimostrare il contrario, che i servizi di streaming aiutano le vendite: nel 2011, l'anno in cui Spotify ha fatto il suo ingresso su quel mercato, negli Stati Uniti le vendite di album sono aumentate per la prima volta dal 2004. E più di una dozzina degli album che hanno debuttato al numero uno sono stati disponibili da subito sulla nostra piattaforma". "La maggioranza dei nostri abbonati, 2 milioni e mezzo di persone, spende 120 dollari all'anno, il doppio di un utente medio di iTunes", continua Ek. "E in Svezia, il mio Paese d'origine dove Spotify ha avuto modo di crescere e svilupparsi, la grande maggioranza degli artisti incassa tra il 50 e il 60 per cento delle sue entrate da noi".