Non è ancora pareggio di bilancio, ma la strada - per l'industria discografica britannica - è quella giusta: nel Regno Unito i tassi di crescita e i ricavi generati dalla musica digitale (+ 24,7 per cento, 281,6 milioni di sterline) compensano per due terzi l'ennesimo calo - ottavo anno consecutivo - del mercato "fisico" rappresentato da cd e dvd (- 14,1 per cento, 513, 8 milioni di sterline). Download a pagamento, abbonamenti a servizi di streaming e royalty sulle entrate pubblicitarie incassate dalle piattaforme di musica gratuita valgono già, per la discografia locale, più di un terzo del fatturato (il 35,4 per cento, contro il 27,4 per cento dell'anno precedente). E i dati pubblicati dalla British Phonographic Industry (BPI) segnalano una volta di più il crescente successo riscosso dagli album in formato digitale, capaci di generare un fatturato di 117,9 milioni con un incremento del 43,2 per cento sull'anno precedente (mentre le vendite di singoli brani sono cresciute dell'11,3 per cento a 120,5 milioni). I motivi di (cauto) ottimismo non mancano, insomma, e l' amministratore delegato di BPI Geoff Taylor commenta soddisfatto che "è molto incoraggiante, per le prospettive a lungo termine dell'industria, che il ritmo della crescita digitale continui ad accelerare". Taylor sottolinea che "le case discografiche inglesi stanno sostenendo un'ampia gamma di servizi musicali innovativi, mentre gli appassionati di musica stanno accogliendo il digitale come mai prima d'ora". Ma la crescita non è tutta eterodiretta, aggiunge, lodando gli sforzi compiuti sul fronte del talent scouting e dell'A&R: "L'industria discografica ha continuato a investire pesantemente nella scoperta e nella promozione di grandi talenti britannici, e così facendo ha contribuito a sostenere i ricavi a fronte di una situazione economica difficile".