Le autorità europee hanno archiviato con un nulla di fatto l'inchiesta sull’industria discografica che avevano intrapreso nel gennaio scorso (vedi news) per verificare se tra le maggiori case distributrici fosse in atto un “cartello” oligopolistico destinato a tenere alti i prezzi dei CD in modo ritenuto dannoso per i consumatori di musica. <br> Nell’annunciare la conclusione dell’indagine, sollecitata all’epoca dal (poi abortito) progetto di fusione tra EMI e Warner Music, la Commissione Europea ha tuttavia rivelato che alcune possibili violazioni sono state riscontrate limitatamente al territorio di alcuni stati membri dell’Unione, e che gli elementi acquisiti al riguardo verranno trasmessi alle competenti autorità nazionali. La Commissione ha anche avvertito che continuerà a tenere l’industria discografica sotto stretta osservazione, e che l’inchiesta potrebbe riaprirsi nel caso in cui emergano nuove e rilevanti informazioni in materia. <br> L’indagine europea sul prezzo dei CD era nata sulla scorta di un’analoga iniziativa intrapresa dalle autorità federali negli Stati Uniti, dove nel maggio scorso (vedi news) le maggiori case discografiche hanno accettato di rinunciare alle pratiche commerciali che richiedevano ai negozianti di attenersi a un prezzo minimo di vendita in cambio di sconti e di sostegno promozionale-pubblicitario. Un’inchiesta sull’industria discografica resta attualmente in corso in Gran Bretagna, dove le autorità antitrust stanno indagando sulle politiche commerciali dei maggiori distributori per verificare se esistono tra loro accordi destinati a bloccare l’importazione di prodotti a prezzi più competitivi provenienti dall’Europa continentale.