Con un articolo scritto per il sito Gigaom, Charles Caldas, amministratore delegato di Merlin (agenzia che rappresenta e tutela i diritti delle etichette indipendenti a livello internazionale), torna su un argomento già affrontato nel corso di un'intervista rilasciata lo scorso dicembre a Rockol: sono pochi, sostiene, i servizi di musica digitale definibili di successo, e il motivo è che molti di essi continuano a trattare la musica indipendente come un prodotto di seconda classe. "Nel mercato musicale dell'era pre-digitale", premette Caldas, "la gente aveva a disposizione un ampio ventaglio di opzioni su dove, e come, acquistare musica". Ma ora le cose sono cambiate, rimarca l'ad di Merlin citando il crescente successo di servizi in abbonamento come Spotify, Muve Music e Rdio (tutti e tre partner di Merlin) per ribadire che, "quando gliene viene data l'opportunità, i consumatori sono lieti di pagare un servizio facile da usare ed economicamente conveniente che gli fornisca tutta la musica di cui hanno bisogno". Al contrario, sostiene Caldas, piattaforme come Nokia Comes with Music, iMeem, la prima versione di Myspace Music e MOG non sono stati capaci di guadagnarsi la fiducia dei consumatori: colpa loro, "che sembrano avere essenzialmente frainteso il vero valore del mercato musicale digitale", e delle major discografiche, "più preoccupate di proteggere e ricreare i vantaggi concorrenziali di cui godevano sul mercato fisico che di offrire ai consumatori una gamma ampia e attraente di servizi digitali". Secondo Caldas "i servizi davvero di successo (si tratti di iTunes o Spotify sul fronte legale, di BitTorrent o Pirate Bay sull'altro versante) hanno una cosa in comune: l'offerta di un repertorio completo proveniente da tutte le etichette, major e indipendenti"... "Se sei un nuovo servizio musicale che vuole attrarre gli utenti digitalmente più attivi e intraprendenti (la categoria demografica di cui si ha bisogno per farsi pubblicità e raggiungere in seguito il mercato di massa), devi riconoscere che in cima alle liste delle loro ricerche è più probabile che ci siano gli Arcade Fire, Grizzly Bear e i National piuttosto che Lady Gaga o i Maroon 5". Che succederà con l'eventuale accorpamento di Universal ed EMI? Caldas non ha dubbi: "Lo sforzo di consolidare ulteriormente le etichette major (...) probabilmente non farà altro che peggiorare le cose".