La Web company americana dovrà difendersi ancora una volta in tribunale dalle accuse di avere violato i diritti d’autore musicali attraverso il servizio di streaming My.MP3.com, che consente agli utenti di ascoltare on-line i propri CD da qualsiasi computer collegato in rete. A citare in giudizio il sito di Michael Robertson, ora di proprietà Vivendi Universal (vedi news), è questa volta un gruppo di 52 editori musicali indipendenti capeggiati da Copyright.net, una società di Nashville che si occupa di combattere la pirateria in rete; fallito il tentativo di un accordo extragiudiziale con MP3.com, gli editori hanno avanzato una richiesta di risarcimento danni di 25 milioni di dollari (53 miliardi di lire), 25 mila dollari per ognuno dei 1.000 brani musicali che sarebbero stati copiati abusivamente sul sito. La stessa MP3.com, che ha già accettato di risarcire in via extragiudiziale (per una cifra stimata in 163 milioni di dollari) le major discografiche e i maggiori editori musicali associati alla National Music Publishers Association (vedi news), è tuttora in causa per motivi analoghi con il sito Web EMusic e con le etichette discografiche TVT Records e Zomba Records (affiancata, quest’ultima, dal suo braccio editoriale Zomba Publishing, vedi news). <br> A dispetto delle sue disavventure giudiziarie, però, la società non resta con le mani in mano: la compagnia di Robertson ha appena annunciato il lancio di un nuovo sito e-commerce, MP3 CD Store, destinato alla vendita di CD in formato MP3, ciascuno dei quali è in grado di ospitare fino a 110 canzoni digitalmente rimasterizzate. “Quel che abbiamo fatto è di passare in rassegna il materiale contenuto nel nostro sito e di confezionare dei CD a tema”, ha dichiarato al sito del trade magazine americano Gavin Doug Clark, senior product manager di MP3.com. “E’ una cosa utile per i fan che non hanno il tempo di setacciare tutto il catalogo disponibile sul sito, ma anche per coloro che utilizzano reti a banda ristretta e per cui il downloading diventa dispendioso in termini di tempo”. Gli artisti che hanno caricato le proprie canzoni sul sito, assicura Clark, hanno voce in capitolo: spetta a loro decidere se e su quali compilation autorizzare la pubblicazione e la vendita dei loro brani.