Crolla il titolo della major inglese, dopo l’annuncio di un calo atteso nei profitti a seguito delle difficili condizioni in cui versa il mercato discografico internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e in America Latina. La Borsa di Londra ha reagito negativamente alla notizia, diffusa attraverso un una nota fatta circolare nella mattinata di martedì 25 settembre, deprezzando del 33 % (a 220 pence) il valore unitario delle azioni in apertura di contrattazioni. <br> Poche ore prima, EMI aveva fatto sapere di attendersi una flessione del 20 % nei profitti per il 2001, annunciando anche che 100 milioni di sterline (oltre 300 miliardi di lire) verranno accantonati e destinati ad una ristrutturazione delle attività del gruppo. Nonostante la stabilità finanziaria raggiunta nel primo trimestre, spiega il comunicato, i tre mesi successivi hanno fatto registrare un crollo delle vendite e il mese di settembre è risultato particolarmente difficile (su tutti i mercati, Italia compresa, dove l’ultima classifica FIMI/Nielsen vede appena tre titoli del gruppo comparire tra i 20 più venduti, il primo dei quali al settimo posto). <br> Tra le misure d’urgenza che la EMI si appresta a prendere per far fronte alla situazione rientrano un nuovo piano di licenziamenti in America latina (dove 100 dipendenti avevano già perso il posto di lavoro), la riorganizzazione delle etichette che hanno prodotto meno risultati, la centralizzazione di una serie di servizi amministrativi in Europa e Nord America e il probabile, già annunciato, disinvestimento sul fronte delle strutture produttive e distributive (vedi news; l’annuncio di nuove partnership dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno): la società conta di risparmiare in questo modo 65 milioni di dollari, parte dei quali già imputabili a questo esercizio finanziario. <br> Nelle aspettative del suo presidente Eric Nicoli, la EMI conta di risollevare la testa nell’ultima parte dell’anno grazie alle uscite dei nuovi album di Lenny Kravitz, Garth Brooks e Robbie Williams e della doppia antologia dei Pink Floyd (vedi news), nonché al contributo della divisione di publishing, capace di generare, nella prima metà dell’anno, un profitto operativo di 51 milioni di dollari.