In prossimità del Record Store Day 2012 (che si celebra sabato prossimo, 21 aprile), la FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana lancia una campagna di promozione dell'evento su Twitter e diffonde alcuni dati di mercato interessanti relativi ai negozi di dischi indipendenti e alla domanda di vinile. In Italia, stando ai dati raccolti per conto della stessa FIMI da GfK, i punti vendita specializzati e indipendenti rappresentavano a fine 2011 una percentuale minoritaria (rispetto a catene, megastore e centri commerciali) ma tuttora non trascurabile del mercato in termini di volumi: i circa 3 milioni di pezzi complessivamente venduti nei negozi di dischi tradizionali equivalevano al 18,6 per cento del venduto totale. I dati della International Federation of Phonographic Industry (IFPI), intanto, collocano il nostro Paese al settimo posto nel mondo per acquisti di LP in vinile con 2,1 milioni di dollari di fatturato, alle spalle di Stati Uniti (66,2 milioni di dollari), Germania (12,9 milioni), Regno Unito (8,1 milioni), Giappone (6,6 milioni), Francia (5,5 milioni) e Olanda (3,6 milioni) e davanti a Spagna (1,5 milioni), Svezia (1,4 mlioni) e Norvegia (1,2 milioni). Il mercato mondiale del 33 giri analogico, a fine 2011, valeva complessivamente 115,4 milioni di dollari: il minimo storico, 37,5 milioni di dollari, è stato toccato nel 2006 (in Italia l'anno precedente, con 0,1 milioni di dollari di fatturato). Le cifre IFPI rivelano anche che il revival del vinile è soprattutto un fenomeno americano (oltre che tedesco): rispetto a quindici anni fa il fatturato generato in Usa dalle vendite di LP si è quasi quadruplicato (era di soli 16,6 milioni di dollari nel 1997), mentre si è dimezzato nel Regno Unito e si è ridotto addirittura di diciotto volte in Giappone (dove, nel '97, il giro d'affari era di 121,1 milioni di dollari).