Alla vigilia della attesissima IPO in Borsa, Facebook sembra avere sciolto ogni legame con Grooveshark, il motore di ricerca musicale/servizio di streaming in causa con tutte e quattro le major discografiche che ne contestano la distribuzione non autorizzata (e gratuita) dei loro cataloghi. Il social network ha cancellato la pagina ufficiale e tutte le applicazioni relative a Grooveshark; i suoi utenti, inoltre, non possono più accedere direttamente alla piattaforma di streaming, e le playlist di quest'ultima non possono più essere condivise sulla timeline di Facebook (a meno di essere caricate manualmente). In un blog postato sul sito alcuni giorni fa, i portavoce della Web company fondata da Sam Tarantino hanno replicato di credere che le funzioni siano state "disabilitate per errrore. Siamo in contatto con Facebook per cercare di capire esattamente cosa stia succedendo, dunque speriamo di vedere presto risolto il problema". Il sito Evolver.fm rileva che Grooveshark è ancora connesso a Twitter, Last.fm e Google Plus; le applicazioni mobili del servizio erano già state rimosse tanto da iTunes quanto da Google Play. Oltre che alle major, Grooveshark risulta invisa anche alle etichette indipendenti: recentemente Jeff Price, amministratore delegato della impresa di distribuzione digitale TuneCore, l'ha accusata di rubare denaro agli artisti. La società replica alle accuse dell'industria discografica appellandosi alle disposizioni del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) che garantiscono un ombrello protettivo agli Internet provider, imponendogli semplicemente di rimuovere - una volta ricevuta apposita notifica dagli aventi diritto - i file caricati dagli utenti in violazione delle leggi sul copyright.