C’è una ragione di fondo per la tenuta del mercato discografico britannico (+ 10 % nel primo semestre del 2001, vedi news) in un momento in cui l’intera industria discografica mondiale affonda sotto i colpi della recessione e della copia privata di CD: la robustezza del “retail”, della infrastruttura commerciale di megastore specializzati e di negozi di dischi che distribuiscono il prodotto musicale ai consumatori. Lo sostiene, in un’intervista rilasciata al settimanale britannico fono, il numero uno mondiale della celebre catena HMV, Brian McLaughlin, sottolineando i meriti dell’associazione di categoria dei negozianti di dischi britannici, Bard, nel sostenere lo sviluppo del mercato anche in tempi recessivi. “Da quando l’organizzazione ha iniziato ad operare, una decina di anni fa, i rapporti tra case discografiche e rivenditori sono migliorati”, ha osservato McLaughlin, aggiungendo di ritenere la Gran Bretagna (dove HMV gestisce 138 punti vendita) il “più maturo mercato musicale del mondo, dal punto di vista della struttura del dettaglio”.<br> McLaughlin si è invece dichiarato sorpreso della scarsa collaborazione ottenuta dall’industria negli altri paesi dove la catena è presente (otto in tutto), a cominciare dalla Germania. “Le case discografiche hanno bisogno di sviluppare strategie sul retail”, sostiene il boss della HMV. “Malgrado ciò che in molti andavano dicendo un paio di anni fa, non scompariremo: siamo ancora noi l’anello finale che mette in contatto le case discografiche con i consumatori finali”. Eppure, secondo McLaughlin, l’industria musicale è sorda agli appelli dei retailer internazionali che propongono strategie comuni volte allo sviluppo dei mercati emergenti e al sostegno di quelli che versano in situazione di difficoltà. “Dovrebbero incoraggiarci e farci capire dove ritengono utile che si concentrino i nostri investimenti”, conclude il manager britannico. “Questo è il loro mercato, e in questo mercato ci siamo anche noi. In che direzione vogliono vederci sviluppare?”.