Osteggiato dall'industria discografica fin da quando, nel 1997, fu con i servizi MP3.com e MyMP3com il pioniere dei "digital lockers" che consentivano di trasferire su Internet la propria collezione di cd per l'ascolto in streaming, Michael Robertson annuncia di avere presentato istanza di fallimento per il servizio cloud-based MP3tunes presso il tribunale di San Diego (California). "Quattro anni e mezzo di spese legali e non siamo neanche arrivati alla fine del processo", ha dichiarato a CNET il fondatore della società. "MP3tunes non aveva altra scelta che chiedere il fallimento. Questo è quel che fanno le case discografiche. Si impegnano in battaglie legali che durano degli anni e rendono la vita infernale alle società più piccole". Secondo i documenti pubblicati online da un ex dipendente di Robertson, MP3tunes aveva asset patrimoniali per un valore di soli 7.754 dollari a fronte di debiti di oltre 2 milioni di dollari. Fondata da Robertson nel 2005, la Web company era in causa con la major discografica EMI dal 2007. "Proprio la EMI", ha dichiarato a CNET l'imprenditore americano, "aveva contattato altre società chiedendo loro di negarci la loro collaborazione. Lo hanno fatto con i rivenditori, per esempio, proibendogli di intrattenere rapporti con noi". Nell'agosto del 2011, con una sentenza che aveva fatto scalpore, il tribunale federale di Manhattan (New York) aveva decretato la legalità di MP3tunes sulla base delle disposizioni contenute nel DMCA (Digital Millennium Copyright Act) americano, pur ritenendo Robertson responsabile per l'upload personale di materiale non autorizzato dai titolari dei diritti: la tesi era che, purché si conformasse alle notifiche di rimozione trasmesse dalle case discografiche, la società non potesse essere ritenuta responsabile per le violazioni di copyright commesse dai suoi utenti (cosiddetta clausola del "safe harbour"), anche perché non utilizzava la copia master originale dei brani musicali ma una riproduzione basata su un algoritmo standard di compressione dei dati. Più o meno negli stessi giorni di agosto, Robertson aveva lanciato DAR.fm, da lui definito "un mix tra TiVO e IMDB per la radio": si tratta infatti di un servizio che consente di registrare e salvare sulla cloud programmi radiofonici.